Le difficoltà l’hanno allenata
alla tenacia per buona parte della sua vita.
Per questo oggi la sig.ra Carrozza
difende con le unghie il suo diritto ad
un alloggio popolare e non si arrende.
Suo marito, operaio agricolo, è vincitore del bando 2005 per l’assegnazione
degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica, collocato in graduatoria tra i
primi sessanta.
A undici anni dal bando,
è riuscito ad ottenere finora, tramite un ricorso al Tar, solo un decreto di
assegnazione.
Nonostante il più grande dei
suoi tre figli, affetto da sindrome di down, la tenga occupata
incessantemente, la signora Carrozza continua a chiedere conto, negli uffici
amministrativi del Comune, dei tempi necessari affinché il suo diritto venga
garantito.
L'amministrazione comunale all'assemblea cittadina del 14 marzo 2016 |
«Dicono che dobbiamo aspettare
– racconta la signora - che non ci sono
alloggi e che stanno lavorando». Eppure in questi anni di attesa tante cose avrebbe voluto non
vederle né ascoltarle.
«Non posso accettare che per ottenere un alloggio popolare bisogna
occuparlo, come ho visto fare in questi anni –spiega con convinzione - non fa
parte di me agire nell’illegalità». Intanto continua a pagare circa 400 euro
per un alloggio in affitto, tagliando su tutto il resto e assistendo senza
sosta e senza aiuto il suo primogenito, oggi trentenne.
«La risposta del sindaco
Falcomatà all’assemblea cittadina dello scorso marzo mi aveva dato speranza –
racconta ancora Carrozza – per aprile mi aspettavo una risposta positiva». E
invece sono arrivate le dichiarazioni pubbliche del consigliere delegato
Giovanni Minniti, secondo il quale gli alloggi disponibili si conterebbero
sulle dita di una mano.
Eppure quanto già rilevato
nella Relazione della commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria nel
2012 sembrerebbe ancora attuale. Non risulta infatti ancora oggi un serio
«esercizio dell’obbligo di verifica e controllo dei requisiti soggettivi dei
beneficiari». E se il Comune non
effettua i controlli previsti dalla legge per far decadere gli assegnatari che
non abbiano più i requisiti previsti, sarà difficile che gli alloggi possano
rientrare nella disponibilità dell’Ente, anziché essere illegalmente
affittati o adibiti ad altri usi.
«Da bambina non capivo cosa
significasse avere “bisogno” – conclude con amarezza la signora Carrozza – ma
oggi mi rendo conto cosa vuol dire scontrarsi con il Potere nella condizione di
chi ha un diritto e non ha la forza per rivendicarlo».
Cristina Delfino –Direttivo Un
Mondo di Mondi
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