pub-6178281982904860 Un mondo di mondi: 2018

lunedì 19 novembre 2018

Alloggi popolari: la svolta si fa ancora attendere


Reggio Calabria. Sulla questione alloggi popolari si è ancora in alto mare. 
Dopo quasi due anni, la delibera n.3 di Consiglio Comunale del 10 febbraio 2017 (“Primi provvedimenti per il ripristino delle condizioni di legalità per l’edilizia residenziale pubblica ed efficentamento del settore”) non è stata applicata.

L’azione principale della delibera relativa al turn-over degli alloggi, attraverso la verifica della permanenza dei requisiti degli assegnatari, è stata avviata senza ottenere alcun risultato. Non è stata infatti predisposta, come invece era previsto, la banca dati “dell’intero patrimonio edilizio comunale, con la titolarità degli occupanti, la persistenza dei requisiti, e quanto altro utile ad esercitare un pubblico controllo sulla materia”.

L’azione di verifica dei requisiti degli assegnatari di alloggi erp è prevista dalla legge vigente (legge regionale nr 32/1996), per recuperare gli alloggi necessari per le assegnazioni alle famiglie in stato di bisogno abitativo e quindi per esercitare il necessario potere di controllo sul patrimonio ERP, impedendo tutte le azioni illegali ad oggi esistenti.

Dai quattro incontri tenuti negli ultimi 30 giorni con il nuovo dirigente del settore ERP, Daniele Piccione, è emerso che Recasi, oggi Hermes, dopo circa 660 giorni ( 22 mesi), non ha completato il lavoro di informatizzazione e verifica della permanenza dei requisiti degli assegnatari. I motivi sono oscuri, considerato che questo tipo di operazione informatica doveva richiedere un tempo massimo di 4 mesi, secondo quanto riferito più volte dai rappresentanti istituzionali.

Anche le altre azioni previste dalla Delibera di Consiglio risultano non applicate.

Pertanto il settore alloggi popolari del comune di Reggio Calabria continua ad essere gestito senza l’applicazione della normativa e per questo continua a non garantire, come invece dovrebbe per la sua stessa finalità, il diritto alla casa alle famiglie senza un’abitazione e con gravi difficoltà economiche.

Questa grave inefficienza e illegalità è pagata a caro prezzo da qualche centinaio di famiglie che ha bisogno di una casa: le famiglie vincitrici del bando comunale del 2005, in attesa dell’assegnazione di un alloggio da 13 anni, e quelle in emergenza abitativa.

Essere privati del diritto all’abitare significa avere grosse difficoltà all’accesso ad altri diritti fondamentali.

La politica tracciata da questa Amministrazione comunale nel settore dell’edilizia residenziale pubblica appare chiaramente quella dell’inerzia e della progressiva dismissione del settore.

Auspichiamo che il Comune possa intraprendere altra strada, prima delle prossime elezioni amministrative.

La rete di associazioni, movimenti e famiglie, riunite nell’Osservatorio sul disagio abitativo, riprenderà al più presto l’azione di rivendicazione in piazza. 

Osservatorio sul disagio abitativo
Un Mondo Di Mondi Giacomo Marino - Cristina Delfino
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Centro Sociale Nuvola Rossa
Comitato Solidarietà Migranti

Reggio Non Tace

Collettiva AutonoMia

domenica 4 novembre 2018

Melito P.S (Rc): condizioni disumane nella baraccopoli di via Del fortino



Foto di Paula Kajzar

A Melito P.S. circa dieci famiglie vivono da anni in condizioni disumane nei resti della baraccopoli-ghetto di via Del Fortino
Tanti i bambini che vivono nelle baracche fatiscenti, senza alcuna garanzia del diritto all’abitare. 

Le baracche si trovano accanto ad una discarica di rifiuti di varia natura (rifiuti pericolosi, metallici e speciali), collocata intorno e dentro i locali dell’ex Palazzetto dello sport. In questo luogo, dal 2016 sequestrato dalla magistratura, quotidianamente viene conferito illegalmente ogni genere di rifiuto.

I bambini giocano spesso tra l'immondizia, con tutti i rischi annessi, e periodicamente viene dato fuoco ai cumuli, lasciando sprigionare fumi tossici che raggiungono le baracche e le altre abitazioni del quartiere. 

Foto di Paula Kajzar
Accanto alla baraccopoli, nell’edificio dell’ex Mattatoio, abitano altri quattro nuclei familiari (tre con decreto di assegnazione alloggio), in condizioni strutturali lievemente migliori ma che subiscono il degrado del ghetto e della discarica.

Da settimane le baracche sono invase da insetti di ogni tipo, provenienti dai rifiuti accatastati nelle vicinanze. Gli insetti si attaccano ai corpi delle persone, sul tronco e sugli arti, li pungono causando arrossamenti ed infezioni diffuse. I bambini sono quelli maggiormente colpiti, ma pure gli adulti vengono presi sotto attacco.

Il 13 ottobre l’associazione Un Mondo di Mondi ha richiesto via pec al Comune e all’Asp l’intervento di disinfestazione e disinfezione, allegando i certificati medici che riportavano le punture di insetto subite da due minori. L’intervento richiesto è stato effettuato ma non ha eliminato la presenza degli insetti. La grande quantità di rifiuti esistente nelle vicinanze delle baracche non ne consente infatti l’eliminazione. È evidente che, per la loro provenienza, gli insetti potrebbero facilmente diventare veicolo di infezioni ben più gravi di quelle registrate fino ad oggi.

Per questa grave emergenza igienico-sanitaria ed abitativa legata al superamento definitivo del ghetto, si chiede che il Comune intervenga, nei prossimi giorni, assegnando alle famiglie della baraccopoli gli alloggi in equa dislocazione come emergenza abitativa prevista dall’articolo 31 della legge regionale 32/1996. Ma sono da evitare, assolutamente, soluzioni di concentramento abitativo di più nuclei nello stesso fabbricato, come quella attuata qualche anno fa in via Mazzini con esiti molto negativi. L’equa dislocazione abitativa dovrà garantire il coinvolgimento delle stesse famiglie e l’assegnazione di alloggi adeguati per l’inclusione sociale.
Foto di Paula Kajzar

È indispensabile inoltre proseguire con l’opera di bonifica dell’area, rimuovendo i rifiuti e predisponendo un efficiente servizio di video-sorveglianza.

Si ricorda che il sindaco Meduri, nell’incontro tenutosi il 19 luglio scorso, aveva assicurato di che in pochi mesi avrebbe assegnato a queste famiglie alloggi confiscati in equa dislocazione, in modo da superare il ghetto entro l’anno in corso.

La situazione di grave emergenza igienico-sanitaria non consente di attendere oltre. Il Comune ha il dovere di intervenire in modo celere ed efficace. 

A. Giacomo Marino, Cristina Delfino – Direttivo Un Mondo Di Mondi

sabato 20 ottobre 2018

Scuola, una circolare "etnica" per far rispettare l'orario scolastico ai bambini

Non può che destare preoccupazione la circolare diffusa da una dirigente scolastica di un Istituto comprensivo della zona sud della città. La circolare, rimossa dal sito dell’IC dopo le rimostranze di alcuni genitori, invitava al rispetto dell’orario scolastico per gli alunni di orientamento culturale rom. 
Un approccio discriminatorio, in considerazione del fatto che una circolare non può essere rivolta ad uno specifico gruppo culturale. In questo modo infatti, si etnicizza un comportamento attribuendo solo ad uno specifico gruppo di alunni la possibilità negativa di ritardi alle lezioni e la conseguente sanzione specifica. Il rispetto dell’orario scolastico non vale forse per tutti gli alunni, indipendentemente dall’appartenenza etnica, dalla nazionalità o dal genere?

Alcune famiglie reggine di orientamento culturale rom, nel leggere la circolare su base “etnica” affissa nei locali dell’Istituto comprensivo, si sono sentite offese. Percependo l’azione come discriminatoria, hanno espresso la loro indignazione alla dirigente per la scelta infelice della scuola. 

In seguito a queste proteste, la dirigente ha rimosso la circolare dalle bacheche e dal sito web dell’Istituto. Ma il danno era stato già fatto.

Non è rassicurante apprendere che un istituto scolastico possa affrontare questioni inerenti il rispetto del regole, cadendo nella trappola dell’approccio etnico, generando conflitti e peggiorando situazioni specifiche di incomprensione.

Una delle cause principali della dispersione scolastica che riguarda una parte degli alunni di orientamento culturale rom ma non solo, risiede proprio nelle scelte negative della scuola, tra queste anche quella degli orientamenti etnici.

Proprio i trattamenti differenziali su base etnica causano nella vita delle persone molteplici situazioni di emarginazione e discriminazione alle quali l’istituzione scolastica dovrebbe porre rimedio con efficacia, senza mai assecondarle.

Giacomo Marino - Cristina Delfino – Donato Bevilacqua
Alessandro Berlingeri 

giovedì 11 ottobre 2018

Sfratti zero, protesta a Palazzo San Giorgio per il diritto all'abitare



Protesta per il diritto alla casa, Piazza Italia (Reggio Calabria). Stamattina le associazioni, i movimenti e le singole persone, riuniti nell'Osservatorio sul disagio abitativo, hanno rivendicato tempi celeri e procedure trasparenti nella gestione degli alloggi popolari. Ottenuto incontro per i prossimi giorni con il dirigente di settore D. Piccione. 
La presenza di tour operator tedeschi in concomitanza casuale alla protesta ha creato malumori nel Palazzo. 
Le rivendicazioni sociali nuocciono alla città e al turismo? Non crediamo.

Comunicato

Per il prossimo 11 ottobre, in occasione della giornata nazionale Sfratti Zero, associazioni e movimenti, riuniti nell’Osservatorio sul disagio abitativo, famiglie e singoli cittadini saranno ancora una volta in Piazza Italia per rivendicare la realizzazione, in tempi certi, di azioni efficaci per una politica strutturale degli alloggi popolari. In particolare si chiederà conto dell’ applicazione della normativa di settore, fino ad oggi in gran parte disattesa. 


La decisione del Consiglio Comunale di recuperare alloggi per le assegnazioni attraverso il turn-over risale al 10 febbraio 2017, pertanto la prima richiesta è che entro fine ottobre siano disponibili i primi 50 alloggi da assegnare per i vincitori del bando 2005, per le emergenze abitative e per i cambi alloggio. Nei mesi successivi il Comune dovrà rendere disponibili all’assegnazione gli altri alloggi recuperati con il turn-over, ma anche i beni confiscati. 

Per consentire la legalizzazione del settore, le azioni (verifiche e decadenze), previste dalla normativa vigente per il turn-over, dovranno essere organizzate come attività di sistema del settore. Soltanto così il Comune, esercitando il suo potere di controllo sul patrimonio degli alloggi popolari,potrà, in tempo reale, riprendere nella propria disponibilità tutti gli alloggi non più abitati per assegnarli alle famiglie in condizioni di bisogno abitativo. Tra le azioni necessarie per rendere strutturale il turn-over, la pubblicazione dei dati degli alloggi erp sul sito web del Comune. 

Si chiede inoltre che i Consiglieri comunali ripristinino, con delibera di Consiglio, il finanziamento di 11 milioni di euro del Decreto Reggio, destinato all’acquisto di nuovi alloggi popolari ma successivamente stornato per altri interventi con la delibera nr 70 del 31 ottobre 2016 della massima Assemblea. Questa scelta garantirebbe l’alloggio a circa 160 famiglie, di fatto negato con la decisione di due anni fa. 

Per i casi di grave emergenza abitativa, il Comune dovrà provvedere ad assegnare tempestivamente gli alloggi alle famiglie in situazioni di sfratto per morosità incolpevole, di violenza domestica e di crollo dell’abitazione. In particolare si chiede l’assegnazione degli alloggi per due famiglie che subiranno lo sfratto esecutivo per morosità incolpevole il 22 ed il 29 ottobre . 

Per garantire la trasparenza nelle assegnazioni di emergenza abitativa, per cui è stato approvato nel mese di gennaio un regolamento comunale mai applicato, si richiede la modifica, con l’adozione di una procedura informatica per una valutazione celere e trasparente delle istanze e la redazione della relativa graduatoria. 

Altra questione non trascurabile è quella dei cambi alloggio, previsti dalla normativa vigente. Soprattutto per i casi di particolare gravità, il Comune dovrà provvedere ad applicare in tempi brevi il programma di mobilità previsto dalla legge regionale 32/1996 al Titolo V - artt. 42,43,44,45, costituendo con l’Aterp la relativa Commissione che dovrà redigere apposita graduatoria delle istanze e prevedendo la quota di alloggi destinati a tal fine. Nelle more dell’applicazione dei suddetti articoli della legge regionale, il Comune dovrà provvedere a garantire il cambio alloggio per i casi di maggiore urgenza. A tal proposito si chiede il cambio dell’alloggio per due casi particolarmente urgenti. 

Altra questione vitale per il settore alloggi popolari è quella della manutenzione. Una buona parte degli alloggi versano in condizioni strutturali pessime ma il Comune non realizza le necessarie attività manutentive nonostante abbia i fondi che provengono dai canoni mensili e dalle vendite. 

Il Comune dovrà quindi recuperare dal bilancio la voce di 1,3 milioni di euro, destinata alla manutenzione degli alloggi per l’anno 2017 e non impegnata; dovrà provvedere ad effettuare gli interventi di manutenzione per l’anno in corso, utilizzando l’intero importo previsto di 800.000 euro e dovrà impegnare anche i ricavi ottenuti dalla vendite degli alloggi effettuati negli ultimi anni . 

Per quanto riguarda il progetto di equa dislocazione delle famiglie del ghetto dell’ex Polveriera, unico intervento abitativo positivo avviato dal Comune negli ultimi mesi, si chiede il completamento dell’operazione, con l’assegnazione degli alloggi ai 16 nuclei familiari ancora residenti nella baraccopoli. 

La protesta da parte di associazioni, movimenti e cittadini non si concluderà con il presidio dell’11 ottobre ma continuerà finchè l’Amministrazione comunale non attuerà le azioni richieste a garanzia del diritto alla casa. 

Osservatorio sul disagio abitativo 
Un Mondo Di Mondi Giacomo Marino -Cristina Delfino 
CSOA Angelina Cartella 
Società dei Territorialisti/e Onlus 
Centro Sociale Nuvola Rossa 
Comitato Solidarietà Migranti 

Reggio Non Tace 

Collettiva AutonoMia 






mercoledì 19 settembre 2018

LA CIRCOLARE SALVINI OSTACOLA IL DIRITTO ALLA CASA

Si combatta la povertà e il sistema illegale degli alloggi popolari 


La circolare del Ministero dell’Interno “sull’occupazione arbitraria degli immobili” è un calcio ai principi costituzionali e internazionali che tutelano la dignità umana, oltre che una potenziale bomba sociale. 

Ma l’illegalità più imperdonabile è lasciare migliaia di persone senza diritti essenziali, quale è il diritto alla casa. 


Si apprende che anche a Reggio Calabria le direttive del Ministro Salvini potrebbero avere esecuzione e poco rassicurano le recenti critiche alla circolare da parte del sindaco Falcomatà.



In città infatti ci sono già stati casi di sgombero, precedenti all’emanazione della circolare, di famiglie in condizioni di fragilità economica e sociale, per le quali l’ unica soluzione prevista è stata la sistemazione in strutture di accoglienza per i minori e le madri, senza prendere in alcuna considerazione lo smembramento del nucleo familiare. Casi passati quasi sotto silenzio, ma che se replicati in massa, secondo la dimensione del fenomeno, avrebbero l’aspetto di un vero e proprio disastro sociale.


Eppure è da anni che in città viene affrontato il tema dell’illegalità nel settore dell’edilizia residenziale pubblica. La rete di realtà associative riunita nell’Osservatorio sul disagio abitativo continua a denunciare il sistema consolidato che non garantisce il diritto alla casa alle persone in condizioni di disagio economico, ma favorisce e alimenta l’inutilizzo o l’uso improprio e illegale degli alloggi popolari da parte di assegnatari ormai privi di requisiti e, secondo recenti indagini, della criminalità organizzata. 

La rete di associazioni e movimenti ha chiesto a gran voce negli ultimi anni al Comune di Reggio Calabria la legalizzazione della gestione degli alloggi popolari a partire da un’efficace e trasparente azione di controllo fatta di necessarie verifiche e decadenze di assegnatari senza titolo, come previsto dalla normativa vigente. 

È stata proposta la messa a punto di una procedura informatica per ottimizzare e velocizzare quest’azione di controllo. Ed invece, nonostante le prescrizioni della normativa di settore e la delibera n° 3 di Consiglio comunale del 10 febbraio 2017, a tutt’oggi queste azioni sono state solo avviate ma neanche parzialmente portata a compimento. 

Non si può che biasimare inoltre la decisione dell’Amministrazione Comunale che nel 2016 ha decretato l’utilizzo per altri interventi di quegli 11 milioni di euro già precedentemente finalizzati a garantire l’alloggio a tante famiglie in stato di bisogno. In città infatti sono migliaia i cittadini in graduatoria per l’ultimo bando sugli alloggi popolari, la cui graduatoria definitiva risale all’anno 2012. 

Si assiste inoltre con più frequenza agli sfratti per morosità di persone impossibilitate a far fronte al pagamento degli affitti e quindi catapultati in una situazione di emergenza abitativa. 

È di questi fenomeni che il ministro Salvini e le prefetture dovrebbero preoccuparsi, anziché penalizzare le persone che, in assenza di alternative concrete, hanno occupato un immobile per tutelare la propria vita e quella dei propri familiari. 

Non è trascurabile poi, sul tema delle occupazioni, che in città sono decine, se non centinaia, le richieste di regolarizzazione delle condizioni locative negli alloggi popolari di persone aventi i requisiti previsti dalla legge regionale nr 8 del 1995 (Norme per la regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica). Ma, ancora una volta, è la macchina burocratica e la mancanza di volontà politica nel corretto governo del settore a costringere le persone in una situazione di illegalità formale, impedendo una regolarizzazione nel pieno rispetto della legge e un beneficio per le condizioni esistenziali delle persone, oltre quello economico per il Comune. 

La circolare Salvini appare inoltre grottesca e paradossale se si pensa che le case vuote o inutilizzate in città sono oltre 60.000, in regione 450.000, in Italia 7,5 milioni. Manca infatti la capacità di acquisire almeno parti di questo patrimonio ad uso sociale e si alimenta invece questo enorme spreco e sfascio economico e sociale pensando di svuotare altre migliaia di vani, oggi utili per rispondere almeno in minima parte al grave disagio abitativo.

Ben vengano invece i censimenti e le verifiche che mirino a fare chiarezza sul fenomeno del disagio abitativo per porvi soluzioni che tutelino la dignità umana e facciano luce sul sistema illegale, se non criminale, dell’utilizzo degli alloggi popolari. 

Sono queste le azioni fondamentali per evitare il fenomeno delle occupazioni e l’uso illegale del patrimonio edilizio. 

Osservatorio sul disagio abitativo
Un Mondo Di Mondi -   Giacomo Marino, Cristina Delfino
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Centro Sociale Nuvola Rossa
Comitato Solidarietà Migranti

Reggio Non Tace

Collettiva AutonoMia

sabato 1 settembre 2018

Alloggi popolari, le dichiarazioni del consigliere delegato Minniti gettano fumo negli occhi


In merito alle dichiarazioni del delegato Minniti nei confronti della persona di Giacomo Marino e dell’associazione Un Mondo Di Mondi, l’Osservatorio sul disagio abitativo rigetta nel metodo e nel merito tali accuse strumentalmente personali, volte a creare divisioni e a delegittimare la sua figura e l’attività dell’associazione di cui è presidente.

Per quanto concerne il metodo, è il coordinamento delle nostre realtà associative a decidere chi sia l’interlocutore con l’amministrazione comunale e non certo quest’ultima. La nostra rete di associazioni e movimenti persegue la finalità di rendere esigibile il diritto fondamentale alla casa per le famiglie in stato di bisogno. Lo fa con un’azione collettiva nella quale vengono coinvolte direttamente e consapevolmente famiglie e persone che hanno diritto ad una casa. Questo coinvolgimento attivo garantisce l’energia che dal basso spinge al cambiamento e quindi al superamento del “sistema” che, da anni, governa il settore. 

Dal punto di vista del merito, aspettiamo ancora le risposte alle numerose questioni poste e rispetto alle quali l’amministrazione ed il delegato Minniti in persona hanno preso pubblicamente impegni a tutt'oggi non ancora mantenuti. Siamo consapevoli che il problema alloggi popolari sia una patata bollente a causa di una annosa gestione caratterizzata da gravi omissioni nel settore che, per quanto emerso sin dalla relazione dei commissari e poi individuato da varie inchieste giornalistiche, appare un coacervo di interessi personali e collusioni varie. Ciò che noi registriamo è che le richieste di applicazione del turn-over e di procedure trasparenti nei criteri e nelle assegnazioni è stata fino ad oggi sistematicamente ostacolata e rimandata sine die, mantenendo un sistema, ripetiamo, mal organizzato ed inefficiente che porta a situazioni paradossali dove si garantisce chi non ha diritto e non chi ha veramente bisogno.

Cosa che ci sembra sia successa anche nel caso dello sgombero in questione, dove le denunciate inadempienze finiscono col favorire privati non aventi né diritti né bisogni.

È ben strano che dirigenti di lunga appartenenza al settore non sappiano o non vedano quel che succede. E che nel mare magnum dell’illegalità diffusa, a causa della mancanza di controlli e di corretta applicazione delle leggi vigenti, non trovino di meglio che attaccare, anche personalmente, i portavoce di quelle associazioni che queste inadempienze sottolineano nell’interesse collettivo.

Se non si sa o non si vede, c’è un problema di capacità professionale per sopperire alla quale non ci si può trincerare dietro muri di gomma e risposte mai evase.


Osservatorio sul disagio abitativo
Un Mondo Di Mondi
CSOA Angelina Cartella
Centro Sociale Nuvola Rossa
Comitato Solidarietà Migranti 
Società dei Territorialisti/e Onlus

Reggio Non Tace

Collettiva AutonoMia

venerdì 10 agosto 2018

Alloggi popolari, il Comune temporeggia ancora


Un verbale con date certe sulle operazioni di verifica e decadenza delle assegnazioni senza titolo di alloggi popolari: si è conclusa così ieri la protesta per il diritto alla casa, indetta da associazioni, movimenti e famiglie riunite nell’Osservatorio sul disagio abitativo.
La giornata di ieri si è aperta con una buona notizia per la famiglia Manduca, il cui sfratto è previsto per il 14 settembre prossimo. Il Comune infatti ha proposto l'assegnazione di un alloggio, ai sensi dell'art. 31 della legge reg. 32/96. 

Sulla questione generale degli alloggi popolari, le associazioni e le famiglie hanno incontrato il consigliere delegato G. Minniti. Dopo aver appreso che le procedure sul riordino del sistema di assegnazione e verifica sono ancora ferme alla situazione descritta nell’incontro del mese di giugno, le associazioni hanno chiesto con forza date certe per il prosieguo delle operazioni di verifica e decadenza delle assegnazioni. È stato quindi redatto un verbale alla presenza della responsabile dello Staff del Sindaco, avv.ssa E. Albanese, con il quale il Comune si impegna a rispettare una precisa tempistica per portare a compimento le prime azioni relative alle decadenze delle assegnazioni per perdita di requisiti. Passaggi necessari per recuperare gli alloggi da assegnare ai vincitori del bando 2005 e per i casi di emergenza abitativa. 

Nel verbale sono state fissate due date ed i relativi interventi: tra il 27 e il 28 agosto la società Hermes dovrà completare le ultime due operazioni delle verifiche sulla permanenza dei requisiti; entro il 10 settembre l’Amministrazione comunale dovrà provvedere ad avviare le procedure di decadenza previste dalla normativa regionale.

Si è discusso anche della necessità di rivedere la decisione assunta nel 2016 dall’Amministrazione (Delibere Giunta nr 98 e 99 del 18 maggio 2016 - Delibera Consiglio Comunale nr 70 del 31 ottobre 2016) con la quale 11 milioni di euro del Decreto Reggio, finalizzati a nuovi alloggi popolari, sono stati destinati ad altre opere pubbliche. Con rammarico le Associazioni hanno appreso che di questa decisione il consigliere delegato Minniti non era a conoscenza, nonostante sia il responsabile del settore, in assenza di un assessore. Le associazioni comunque hanno pressato, affinché il finanziamento venga nuovamente destinato per l’acquisto di nuovi alloggi da assegnare alle famiglie aventi diritto. Il consigliere delegato Minniti, dal canto suo, si è impegnato a chiedere al responsabile comunale del Decreto Reggio, se gli 11 milioni siano stati già impegnati e verificherà la possibilità di rivedere la decisione destinando nuovamente il finanziamento all’acquisto di nuovi alloggi.

E’ stata sollecitata infine la costituzione della task force con la Prefettura, indispensabile per continuare velocemente tutte le azioni del turn-over. Le Associazioni ed i Movimenti sarebbero disponibili a sostenere la richiesta del Comune di fronte al Prefetto. 

Sul rispetto dei tempi e degli impegni assunti, la rete di associazioni, movimenti e persone vigilerà a partire dalla prima scadenza di agosto. 

Se quanto stabilito non verrà portato a compimento entro i tempi stabiliti, l'azione di protesta per il diritto alla casa continuerà ad oltranza.


Osservatorio sul disagio abitativo
Un Mondo Di Mondi Giacomo Marino - Cristina Delfino

CSOA Angelina Cartella

Società dei Territorialisti/e Onlus

Centro Sociale Nuvola Rossa

Comitato Solidarietà Migranti

Reggio Non Tace

Collettiva AutonoMia

sabato 4 agosto 2018

Diritto all'abitare, la stasi dell'amministrazione Falcomatà


Non avere una casa dove abitare è come non avere alcun diritto: non poter riposare; non poter mangiare; non poter studiare; non potersi curare; non avere una propria vita privata.


Soltanto chi vive questa situazione di precarietà può probabilmente capirla pienamente.

In città sono numerose le famiglie in disagio abitativo e garantire loro il diritto all'abitare dovrebbe essere al primo posto dell’agenda politica dell’Amministrazione Falcomatà. 

Si potrebbe, prima di tutto, completare la prima azione avviata 18 mesi fa, con l'approvazione della delibera di Consiglio Comunale del 10 febbraio 2017, azione che non è stata mai portata a termine. 
In quasi 4 anni solo le prime otto famiglie vincitrici del bando comunale 2005 hanno avuto assegnato un alloggio da questa Amministrazione. 
Le altre, qualche centinaio, attendono una risposta che non arriverà, se il Comune non modifica il suo orientamento inerte. 

La società Hermes, ormai da mesi, ha effettuato una parte delle verifiche necessarie per recuperare qualche decina di alloggi che si potrebbero riassegnare. Ma le azioni successive previste dalla normativa non vengono effettuate. 

Nell’incontro del 24 luglio scorso, il dirigente del settore alloggi popolari, architetto A. Cristiano (in carica dal mese di novembre 2017), ha dichiarato in modo molto generico che le azioni del recupero alloggi sono state avviate. Ha giustificato il ritardo con l’assenza di personale ed ha annunciato che a settembre ci sarà un nuovo dirigente destinato esclusivamente a questo settore. 

Da mesi viene detto alle Associazioni e alle famiglie che queste azioni sono state avviate. Ma se fosse vero, data la tempistica prevista dalla legge, sarebbero state già ultimate e avremmo avuto qualche decina di alloggi assegnati agli aventi diritto.

Per quanto riguarda la carenza di personale del settore erp la soluzione esiste: è quella di impegnare il gruppo di lavoro che sta operando con i beni confiscati per il superamento del ghetto dell’ex Polveriera.

Non si comprende perché non si voglia utilizzare questo gruppo di lavoro, pur essendo l’azione più semplice e ovvia che consentirebbe di procedere nel percorso di legalizzazione del settore. 

Sulle forze mancanti c’è un altro aspetto poco chiaro da considerare. Il coinvolgimento della Prefettura e delle Forze dell’Ordine dello Stato per la costituzione della task force, prevista dalla delibera di Consiglio Comunale di febbraio 2017, è stato costantemente annunciato ma non è stato mai realizzato.

Per assegnare gli alloggi alle famiglie in situazione di bisogno abitativo l’Amministrazione dovrebbe utilizzare anche i beni confiscati, come sta facendo per l’ex Polveriera e come ha già fatto per la caserma Duca D’Aosta. 

A questo proposito è utile ricordare la scadenza del 30 settembre 2018 del bando del Ministero dell’Interno (PON legalità 2014 /2020 Asse 3 - Linea di Azione 3.1.1 - Interventi di riuso e rifunzionalizzazione di beni confiscati alla criminalità organizzata – Calabria) con il quale si concedono ai comuni finanziamenti per la ristrutturazione degli alloggi confiscati.

Altri aspetti della vicenda alloggi andrebbero rivisti nell’ottica di favorire il diritto alla casa. 

Il regolamento comunale per l’emergenza abitativa, nella versione approvata dal Consiglio, prevede una Commissione che da mesi non si riesce nemmeno a costituire, rappresentando un chiaro errore da correggere. Si dovrebbe prevedere la sostituzione della Commissione con la procedura informatica proposta dalle Associazioni e dai Movimenti nel luglio 2017.

La decisione del 2016 (Delibere Giunta nr 98 e 99 del 18 maggio 2016 - Delibera Consiglio Comunale nr 70 del 31 ottobre 2016) di utilizzare per altri interventi ben 11 milioni di euro degli 11,5 milioni del Decreto Reggio destinati per nuovi alloggi popolari, è una scelta molto negativa, che dovrebbe essere corretta, perché nega il diritto alla casa a decine di famiglie.

Modificare l’orientamento dell’ Amministrazione Falcomatà è necessario per attuare da subito una politica degli alloggi popolari indispensabile alla città. 

Un Mondo Di Mondi - Giacomo Marino, Cristina Delfino
CSOA Angelina Cartella
Reggio Non Tace - Avvocato Nicola Santostefano
Società dei Territorialisti/e Onlus
Collettiva Autonomia

venerdì 27 luglio 2018

Alloggi popolari, il tempo delle buone intenzioni è scaduto


Da anni in città, centinaia di famiglie in gravi difficoltà economiche attendono l’assegnazione di un alloggio popolare. 

Eppure, se si applicasse la legge vigente del settore e il meccanismo del turn-over, il Comune potrebbe riprendere nella sua disponibilità gli alloggi popolari necessari da poter assegnare a queste famiglie. 

Ma l’Amministrazione, in quasi 4 anni, pur avendo fatto qualche azione preliminare grazie alle sollecitazioni delle Associazioni, non ha ancora provveduto a riprendere gli alloggi per assegnarli ai nuclei che ne hanno bisogno

Il Comune persiste nel lasciare centinaia di alloggi nella disponibilità di coloro che ne hanno perso il diritto e che li utilizzano per propri fini e per trarne un profitto. 

Dopo le azioni attuate dalle Associazioni e dopo la delibera di Consiglio comunale del 10 febbraio 2017 sulla legalizzazione del settore, l’Amministrazione potrebbe da domani avviare delle procedure di legge che nell’arco di 20 giorni consentirebbero di riprendere i primi 100 alloggi da assegnare. Ma ciò non avviene. 

Si continua ad affermare la prossimità dell'azione di decadenza degli assegnatari senza più titolo, rinviando però costantemente le azioni decisive.

Si giustifica il continuo rinvio con diverse motivazioni: personale comunale insufficiente, struttura ERP debole, continui errori nella procedura e complessità della situazione.

Come se non bastasse, arriva anche la proposta del PD reggino di costituire una Commissione comunale ad hoc che a questo punto servirebbe solo a fermare i passaggi operativi.

Riguardo al personale mancante per il settore ERP, la soluzione ci sarebbe ed a portata di mano. Da qualche mese è stato costituito un gruppo di lavoro per superare i ghetti dell’ex Polveriera e della Caserma Duca D’Aosta con l’assegnazione di alloggi confiscati. Questo gruppo ha dato prova di saper lavorare con sufficiente professionalità su questioni difficili e complesse, e potrebbe quindi operare facilmente, accanto al personale ERP, per la legalizzazione del settore, potenziandolo.

Perché quindi non coinvolgere questa squadra di lavoro?

Legalizzare il settore degli alloggi popolari con il meccanismo del turn-over è un dovere ai fini della giustizia sociale. Questa Amministrazione lo deve alla città e soprattutto alle famiglie più povere. 

Per superare il “sistema illegale” del settore è necessario che il Comune passi dal livello delle intenzioni e delle parole ai fatti concreti.
Perché il momento delle buone intenzioni è scaduto da tempo. Oggi servono i fatti concreti e, solo a questi, si potrà dare credito. 


Un Mondo Di Mondi  - Giacomo Marino, 
Cristina Delfino

CSOA Angelina Cartella


Reggio Non Tace
- Avvocato Nicola Santostefano

Società dei Territorialisti/e Onlus 

Collettiva Autonomia

lunedì 9 luglio 2018

Alloggi popolari, verifiche e assegnazioni ancora in alto mare


In città ci sarebbero i numeri e le condizioni per il superamento del disagio abitativo, ma la garanzia del diritto alla casa per la gran parte delle persone in stato di povertà è ancora in alto mare. Unica eccezione è quella delle famiglie dei due ghetti dell’ex Polveriera e della Caserma Duca d’Aosta, per le quali il Comune è intervenuto e sta ancora intervenendo bene con gli alloggi confiscati. 

Per tutti gli altri casi di bisogno abitativo, che costituiscono la stragrande maggioranza, numerosi alloggi popolari sarebbero disponibili per nuove assegnazioni, se si attuassero le verifiche previste dalla legge regionale n. 32/96 e si avviasse il riordino e l’informatizzazione del settore attraverso una banca dati. Da qualche mese esiste anche un regolamento comunale per le assegnazioni in deroga in emergenza abitativa ma resta ancora inefficace, anche per la tortuosità dell’iter previsto che non si avvale di una trasparente e veloce procedura informatica. 

Intanto aumentano le segnalazioni di sfratti da alloggi privati, causati da morosità incolpevole, a cui il Comune di Reggio Calabria non riesce a fare fronte, salvo sporadici casi, grazie al ricorso ad alloggi confiscati alla ‘ndrangheta e all’operatività del gruppo di lavoro che si occupa di questo settore.

La mancata risposta agli sfratti in maniera sistematica è dovuta principalmente all’inerzia del Comune che, secondo quanto previsto dalla legge di settore, avrebbe dovuto riprendere nella propria disponibilità gli alloggi erp non abitati dagli assegnatari, per destinarli in parte (il 25%) alle emergenze abitative.

Decine di alloggi popolari restano quindi nella disponibilità di assegnatari che hanno perso i requisiti legati al bisogno, mentre altrettante famiglie in condizioni di disagio abitativo ed economico continuano a non avere assegnato un alloggio.

All’aspetto principale della disponibilità di alloggi da assegnare, si aggiunge quello del regolamento non funzionante. Nel mese di gennaio (25 gennaio 2018) infatti, l’Amministrazione si è data un regolamento per le emergenze abitative (compresi quindi gli sfratti) previste dall’articolo 31 della legge regionale n. 32/1996. Ma il regolamento resta al palo, in quanto prevede la formazione di una Commissione, anziché la snella procedura informatica proposta dalle associazioni nei mesi scorsi. Dopo 5 mesi la Commissione non si è ancora costituita, quindi le domande presentate, tra le quali quelle delle famiglie sotto sfratto, non sono state neppure valutate.

Una delle prove evidenti di questa grave inefficienza è data dallo sfratto della famiglia Manduca. Il 19 aprile scorso, due mesi e mezzo prima dello sfratto esecutivo per morosità incolpevole del 3 luglio, la famiglia Manduca ha presentato al Comune regolare richiesta di assegnazione alloggio, ai sensi dell’articolo 31 della legge regionale 32/1996 e del regolamento comunale.

Nonostante le diverse sollecitazioni operate presso il settore e la protesta di associazioni e singole persone del 2 luglio scorso, presso Palazzo San Giorgio, alla famiglia Manduca non è stato assegnato l’alloggio necessario per garantire il diritto alla casa. 

Il Comune ha semplicemente sollecitato il Tribunale di Reggio Calabria per il rinvio dello sfratto, cosa che sarebbe comunque avvenuta secondo la prassi prevista dal Tribunale.

Quindi anche la questione alloggiativa della famiglia Manduca, insieme a molte altre, rimane irrisolta e rinviata al 14 settembre 2018, nuova data dello sfratto esecutivo. Come trascorrerà questo tempo la famiglia Manduca, non avendo alcuna garanzia per il proprio futuro?

Questo è soltanto uno dei casi di sfratto per morosità incolpevole. Tanti altri si consumano in città, ma il Comune continua a non dare le risposte previste dalla normativa, né a dotarsi di un sistema di procedure trasparenti e veloci per far fronte al problema.

È utile ricordare che il patrimonio di edilizia residenziale pubblica è stato pensato allo scopo di garantire il diritto alla casa per le persone impossibilitate ad acquistare un alloggio di proprietà o a pagare affitti a prezzo di mercato. Ignorarlo significa assecondare l’uso illegale del patrimonio erp. 

Osservatorio sul disagio Abitativo  
ASIA-USB Reggio Calabria -Giuseppe Marra
Comitato Solidarietà Migranti
CSC Nuvola Rossa
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Un Mondo Di Mondi  - Giacomo Marino, Cristina Delfino

Reggio Non Tace - Avvocato Nicola Santostefano

Collettiva AutonoMia

domenica 10 giugno 2018

Ex polveriera di Ciccarello, la fine del ghetto attraverso il dialogo


Prosegue il trasferimento delle famiglie dell’ex Polveriera.

Martedì scorso altre due famiglie hanno lasciato la baraccopoli per abitare gli alloggi confiscati alla ‘ndrangheta e assegnati dal Comune in dislocazione abitativa. 
Già nel mese scorso una famiglia aveva lasciato l’insediamento dell’ex Polveriera. 

Sono quindi tre le baracche già demolite nel ghetto esistente dagli anni ‘60.

I primi risultati si sono ottenuti seguendo il metodo più adeguato.

Il Comune infatti ha messo da parte l’azione di forza e di imposizione avviata il 27 aprile, per applicare il metodo del dialogo, dell’ascolto e del confronto con gli abitanti dell’ex Polveriera.

Una scelta senza dubbio positiva e opportuna, considerate le condizioni di esclusione abitativa nelle quali, da circa 60 anni, hanno vissuto in città intere generazioni di persone, con conseguenze durissime e spesso devastanti per la propria esistenza. 

Il dialogo, l’ascolto e il rapporto tra le parti: sono queste le azioni che, da circa un mese, vengono attuate dagli operatori del Comune, colmando decenni di abbandono e silenzio davanti al dramma di queste persone.

Per tali ragioni, l’associazione Un Mondo Di Mondi e l’Osservatorio sul disagio abitativo sono attivi nella collaborazione con gli operatori del Comune e con le famiglie per facilitare il superamento del ghetto attraverso il dialogo.

Il percorso di superamento del ghetto non è certo privo di “resistenze” e contraddizioni che rallentano le operazioni di trasferimento. Da parte di alcune famiglie si sono riscontrati dubbi, incertezze e ripensamenti, anche frutto delle esperienze negative pregresse e frutto degli anni vissuti in concentramento e in povertà. 

Ma le dinamiche del ghetto, pur condizionando alcune famiglie, non escludono la volontà di cogliere l’opportunità di poter vivere in condizioni migliori e inclusive.

L’azione di dialogo e di ascolto, attuate dagli operatori del Comune e dalle realtà associative, è fondamentale per sostenere la volontà di inclusione responsabile delle famiglie contro le “resistenze” frutto delle esperienze nel ghetto.

D’altra parte alcune difficoltà al trasferimento delle famiglie sono anche dovute ai limiti di programmazione del progetto comunale, dovuti all’insufficienza di alloggi e di risorse economiche necessarie per rendere abitabili gli alloggi.

Per poter accelerare e completare l’operazione di superamento del ghetto dell’ex Polveriera, attraverso l’equa dislocazione abitativa di tutti i nuclei familiari (circa 30) sarebbe utile che il Comune disponga di tutti gli alloggi e delle risorse economiche necessari

Oltre agli altri alloggi confiscati che il Comune potrebbe ottenere dall’Agenzia dei Beni Confiscati, è necessario che il Comune completi l’operazione di legalizzazione sugli alloggi popolari per riprendere nella propria disponibilità tutti gli alloggi che da tempo non sono abitati dagli assegnatari e vengono utilizzati per fini illegali

Con questa operazione si otterrebbe qualche centinaio di alloggi popolari che servirebbero non solo per le famiglie dell’ex Polveriera, ma anche per quelle vincitrici del bando 2005 e quelle in emergenza ( articolo 31 lr 32/1996). 

Riguardo ai fondi necessari per rendere abitabili gli alloggi, il Comune potrebbe utilizzare tutte le entrate del settore alloggi erp derivanti dai canoni e dalle vendite, fondi vincolati per lo stesso settore.

Sarebbero circa un milione e 800.000 euro le entrate dai canoni, come prevede il bilancio comunale di previsione 2017-2018-2019. A queste si dovrebbero aggiungere i fondi ricavati dalle vendite degli alloggi.

Nonostante i rallentamenti e le azioni ancora da compiere, è comunque un fatto estremamente positivo l’aver avviato finalmente la demolizione di una vergognosa storia di esclusione e aver deciso di farlo attraverso il dialogo e senza l’uso della forza.


Osservatorio sul disagio Abitativo ASIA-USB Reggio Calabria - Peppe Marra
Comitato Solidarietà Migranti
CSC Nuvola Rossa
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Un Mondo Di Mondi - Giacomo Marino, Cristina Delfino

Reggio Non Tace - Avvocato Nicola Santostefano

Collettiva AutonoMia

venerdì 18 maggio 2018

Alloggi popolari e questione abitativa, serve proseguire con il processo di legalizzazione del settore


Procede in questi giorni la mediazione per l’assegnazione degli alloggi confiscati alla ‘ndrangheta ad alcune famiglie dell’ex Polveriera di Ciccarello. 

L’iniziativa, promossa dal Comune di Reggio Calabria, in accordo con la Prefettura e l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, intitolata “Dall’emergenza abitativa alla legalità percepibile”, ha senz’altro degli aspetti positivi, considerato che gli alloggi confiscati, con le preventive azioni di selezione e sicurezza, sono dei beni pubblici da utilizzare anche per garantire il diritto all’abitare.


Tuttavia la questione abitativa costituisce un problema strutturale e non un’emergenza da poter affrontare soltanto con gli alloggi confiscati alla ‘ndrangheta.

Resta di fondamentale importanza il processo di legalizzazione dell’intero settore alloggi di edilizia residenziale, in particolare il turn-over delle assegnazioni e l’aspetto economico.

Non si può dimenticare infatti che proprio il patrimonio pubblico degli alloggi popolari è secondo la legge vigente finalizzato a risolvere il problema della casa.

Il percorso avviato nel 2016 da associazioni e Comune ha prodotto la delibera di Consiglio Comunale del 10 febbraio 2017 per la legalizzazione del settore degli alloggi popolari, mettendo in evidenza la possibilità per il Comune di rientrare in possesso di qualche centinaio di alloggi erp da poter riassegnare alle famiglie con effettivo bisogno.

Basterebbe applicare la legge vigente, chiedendo anche il sostegno della Prefettura.

Resta da chiedersi però perché il Comune, a fronte delle prime verifiche già concluse, non abbia ancora provveduto ad emettere gli atti necessari per riprendersi gli alloggi da riassegnare alle famiglie vincitrici del bando 2005 e agli aventi diritto ai sensi dell’articolo 31 della legge 32/1996 (assegnazioni in deroga). Inoltre la realizzazione di una banca dati on line sugli alloggi popolari, a garanzia di maggiore trasparenza ed efficienza del settore, rimane per ora sulla carta.

Alla questione irrisolta della gestione del turn-over, si aggiunge anche la gestione economica dei fondi finalizzati agli alloggi erp.

Risulta che il Comune non utilizzi da anni le entrate del settore alloggi erp derivanti dai canoni e dalle vendite, fondi vincolati allo stesso settore per la manutenzione e per l’eventuale acquisto di altri alloggi popolari.

Ci sarebbe circa un milione e 800.000 euro di entrate dai canoni, destinato, dal bilancio di previsione 2017-2018-2019, alla manutenzione degli alloggi popolari per gli anni 2017 e 2018 ma di cui non si ha ancora notizia. Così come delle entrate dalle vendite degli alloggi popolari, da investire interamente nel settore, secondo quanto deciso dal Consiglio Comunale.

Gli alloggi confiscati (e solo con provvedimenti definitivi) sono una risorsa che può integrare e non sostituire il settore degli alloggi popolari. Le confische infatti, per quanto numerose, offrono una disponibilità molto limitata, anche in relazione ai fondi da utilizzare per ristrutturare gli edifici. 

Nei giorni scorsi, è stata riportata la notizia secondo cui sarebbero state avviate le procedure per consegnare 74 alloggi confiscati, da destinare all’emergenza abitativa, al comune di Reggio Calabria. Ma dalle delibere della Giunta comunale (DG 94 del 4 maggio 2018 e DG nr 100 del 7 maggio 2018) risulta che gli alloggi ad oggi effettivamente consegnati sarebbero appena dieci.

Nel continuare l’azione degli alloggi confiscati quindi, sarebbe necessario ed urgente procedere, secondo la legge vigente, ad emettere gli atti necessari per riottenere gli alloggi popolari da assegnare, continuare con le verifiche coinvolgendo l’Aterp e la Prefettura e disporre l’utilizzo di tutti i fondi, vincolati per la manutenzione degli alloggi popolari, che potrebbero essere utilizzati anche per gli alloggi confiscati.

Queste azioni costituiscono l’iter sancito dalla legge vigente per garantire il diritto alla casa.

Portarle avanti significherebbe garantire la legalità e risolvere in modo efficace e trasparente il disagio abitativo di decine di famiglie a basso reddito e senza una casa. 

Osservatorio sul disagio Abitativo 
ASIA-USB Reggio Calabria
Comitato Solidarietà Migranti
CSC Nuvola Rossa
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Un Mondo Di Mondi Cristina Delfino - Giacomo Marino

Reggio Non Tace - Avvocato Nicola Santostefano

Collettiva AutonoMia

Dispersione scolastica, si faccia chiarezza

Foto di Paula Kajzar

La dispersione scolastica è un importante problema sociale diffuso. È una questione da affrontare seriamente, evitando la diffusione di dati errati ed i facili allarmismi. 

E’ invece utile, a nostro parere, far conoscere e approfondire le analisi degli esperti sulla dispersione scolastica, le vere cause che la determinano e i dati reali. 

Qualche settimana fa, attraverso un comunicato stampa, sono stati diffusi dei dati del tutto falsi e particolarmente gravi sulla dispersione scolastica degli alunni rom di cittadinanza italiana della città di Reggio Calabria. 

È stato riportato infatti che: “Solo il 20% dei bambini è iscritto a scuola, dicono i dati pubblicati nel volume “Una migrazione silenziosa”. Sono ancora meno quelli che la scuola la frequentano, scendiamo al 10%”.

La fonte di questi dati è il libro scritto dalla sociologa Maria Rosaria Chirico, dal titolo Una migrazione silenziosa. Rom bulgari in Italia e pubblicato nel 2015 dalla Fondazione Migrantes Edizioni Tau. È una ricerca che, attraverso dei dati nazionali, fornisce il quadro della migrazione dei rom bulgari in Italia. Chiaramente la questione scolastica dei rom bulgari è una realtà del tutto diversa rispetto a quella dei rom italiani di Reggio Calabria. 

Il brano del libro, alle pagine 57 e 58, dal quale sono stati estrapolati i dati, chiarisce perfettamente a quale realtà si riferiscano : “I dati di questa ricerca, pur non avendo alcuna pretesa di rappresentatività, evidenziano che meno del 20% dei minori bulgari presenti in Italia con i loro genitori, di cui soltanto il 2% nella città di Roma, risulta iscritto a scuola, e che di questi poco più della metà la frequenta regolarmente.”

E’ chiaro che alimentare l’allarme sociale verso i minori rom reggini con dati errati, non serve a risolvere le problematiche all'interno del contesto scolastico e oltre. L’associazione Un Mondo Di Mondi, da anni attiva per l'effettiva inclusione della minoranza rom, è in possesso di dati reali dell’intera comunità italiana della città, e per questo è in grado di sostenere che la quasi totalità dei minori rom in età scolare ogni anno viene iscritta regolarmente a scuola dagli stessi genitori. Solo per pochi e particolari casi si registrano dei ritardi nelle iscrizioni o delle posticipazioni.

Con questo non si intende dire che non esista il problema della dispersione scolastica o dell'irregolarità della frequenza tra i rom italiani, ma piuttosto si intende evidenziare che il fenomeno non presenta la gravità rilevata dai dati erronei sopra riportati.

Come viene dichiarato dagli esperti, il fenomeno complesso della dispersione scolastica che riguarda diversi aspetti (evasione assoluta, frequenze saltuarie gravi e meno gravi, basso rendimento in presenza, ecc.) è determinato da due ordini di cause: quelle interne (endogene) e quelle esterne (esogene) alla scuola. La condizione di ghettizzazione abitativa in cui si trova, ancora oggi, circa il 60% delle famiglie rom della città costituisce una delle principali cause esterne alla scuola. 

Tuttavia la causa più importante rimane quella interna alla scuola, che riguarda le scelte errate della didattica e dell’accoglienza. Non a caso i progetti di innovazione didattica, che sono particolarmente efficaci per il contrasto della dispersione scolastica e per favorire l’apprendimento di tutti gli alunni, vengono accolti con riserva, applicati male e spesso rifiutati. 

Difatti soltanto uno dei due istituti comprensivi che in città ospitano un importante numero di alunni rom reggini ha accettato la partecipazione al Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini Rom, Sinti e Camminanti che propone l’applicazione dell’apprendimento cooperativo, quale offerta didattica efficace per la lotta alla dispersione scolastica. 

Le scuole spesso hanno difficoltà a riconoscere la loro responsabilità diretta nel fenomeno della dispersione scolastica e continuano ad applicare la didattica frontale e differenziale, che la alimentano. Una delle strategie didattiche differenziali che si applica in maniera crescente agli alunni è quella della “medicalizzazione” con l’uso improprio dell’insegnamento di sostegno. 

Difatti, nella città di Reggio Calabria la percentuale degli alunni rom con certificato H ai quali è stato assegnato un insegnante di sostegno ha superato il 20%, mentre con un utilizzo appropriato del sostegno questa percentuale non dovrebbe superare il 2,5%.

L’auspicio è che si possa aprire un dialogo per modificare la rotta e aprire una riflessione sui metodi di insegnamento, prendendo anche esempio da esperienze già esistenti, trovare soluzioni efficaci e inclusive sulle difficoltà presenti nelle classi scolastiche, affinché finalmente l’alunno possa essere al centro del proprio processo di apprendimento.



Reggio Calabria, 4 maggio 2018

A. Giacomo Marino – Cristina Delfino – Cinzia Sgreccia - Direttivo “Un Mondo di Mondi”