pub-6178281982904860 Un mondo di mondi: gennaio 2016

domenica 31 gennaio 2016

La Memoria

di Antonino Giacomo Marino 

La settimana della memoria, alla luce del rapporto con l’ “altro”, non si può ridurre semplicemente al ricordo rituale della shoah o del porrajmos, ma dovrebbe diventare un’occasione di autentico approfondimento del fenomeno del razzismo.

Foto di Paula Kajzar
Troppo spesso si commette l’errore di ridurre il razzismo ad una iniziativa da attribuire esclusivamente  al nazi-fascismo. I maggiori studiosi del settore ( George L. Mosse, Léon Poliakov, Michel Wieviorka, Alain Touraine, Pierre-André Taguieff, Giuliano Gliozzi, ecc.) ci dicono, invece, che il razzismo, nella sua manifestazione complessa, è una ideologia che è nata insieme alla moderna cultura occidentale nel 1700 , che si è ben articolata nell’Ottocento, che è stata applicata dai nazisti in modo cruento e che dopo la seconda guerra mondiale ha continuato ad essere presente nella società fino ad oggi, sotto forme diverse e assumendo ruoli importanti.

Hitler non si è inventato niente, ha applicato in modo violento l’ideologia razzista che fu postulata molto tempo prima da menti “eccellenti” sostenendo la divisione dell’umanità in diverse razze e la superiorità della razza occidentale su tutte le altre.

Il famoso sociologo francese Alain Touraine  nel libro curato dal suo allievo Michel Wieviorka dal titolo “Racisme et Modernité”,  pubblicato nel 1993, sostiene chiaramente che il razzismo è «una malattia sociale della modernità».

Il principale storico del razzismo George L. Mosse nel suo saggio “Il razzismo in Europa, dalle origini all’olocausto”, (pubblicato nel 1978) attraverso una esemplare analisi storica, individua l’origine del razzismo nell’ambiente culturale dell’Illuminismo e ne segue lo sviluppo nei vari movimenti europei dell’Ottocento e del Novecento fino a giungere alle conseguenze estreme dell’esecuzione di massa degli ebrei. Mosse chiude la sua opera con il capitolo dal titolo  “Una conclusione che non conclude” e in questo ultimo brano dichiara: “La storia del razzismo da noi narrata ha contribuito a spiegare la soluzione finale. Ma il razzismo stesso è sopravvissuto e non è diminuito il numero di coloro che pensano secondo categorie razziali… Inoltre, nazioni che avevano combattuto contro il nazionalsocialismo hanno continuato ad accettare l’idea dell’inferiorità razziale dei neri ancora molti anni dopo la fine della guerra …”.

Sicuramente è difficile ammettere che la nostra cultura occidentale, considerata  il “baluardo” della civiltà,  abbia generato il razzismo; ma le cose stanno proprio così, anche se non si dice.
Le basi fondamentali della cultura occidentale moderna nascono nel secolo XVIII con l’Illuminismo. Il secolo dei “lumi” celebra il trionfo della Ragione sviluppando le idee per la liberazione dell’uomo da ogni soggezione servile e quindi affermando i valori della uguaglianza, della fratellanza e della libertà, ma nello stesso tempo sviluppa l’ideologia del razzismo.

Tracce di questa ideologia si possono rinvenire nei secoli XVI e XVII ( protorazzismo) e nelle epoche precedenti, ma gli esperti sostengono che la sua articolazione matura si svilupperà solo nel secolo XVIII.
I padri dell’illuminismo da Kant a Voltaire fino a Montesquieu, come pure molti grandi pensatori dell’Ottocento, furono  gli autorevoli sostenitori dell’ideologia razzista come si può notare dai loro stessi scritti.  

Il grande studioso dell’antisemitismo Léon Poliakov nella sua opera del 1976 dal titolo  “Il mito ariano. Storia di un’antropologia negativa” così scriveva di Voltaire “Per lo storico, il paradosso o l’enigma che si incontrano in Voltaire, sono costituiti dal fatto che egli resta nel ricordo degli uomini, il principale apostolo della tolleranza, a dispetto di uno spietato esclusivismo a cui non si saprebbe dare altra qualifica che quella di razzista e di cui i suoi scritti sono una testimonianza altrettanto valida della sua vita”.

Perché l’ideologia razzista si è sviluppata in seno alla cultura moderna occidentale contraddicendo di fatto l’idea dell’uguaglianza universale del genere umano?
Gli studiosi del razzismo rispondono a questo interrogativo sostenendo che l’ideologia razzista con la quale si affermava la superiorità della razza occidentale e in particolare della borghesia  rispetto alle altre “razze” è stata indispensabile alla stessa borghesia per affermare che i valori universali dell’uguaglianza e della libertà erano riferiti solo alla razza superiore bianca ossia a se stessa. In questo modo la borghesia occidentale si assicurò la sua sicura ascesa e una supremazia assoluta. Con l’ideologia razzista la borghesia occidentale riusciva a giustificare, in un solo colpo, il colonialismo, lo schiavismo e  tutti i suoi privilegi rispetto alle classi più povere, naturalmente anche di quelle occidentali.

Lo storico Giuliano Gliozzi nel suo libro “Adamo e il nuovo mondo” sostiene che “la teoria della razza settecentesca andrebbe definita, più che un’ideologia schiavistica, un’ideologia della divisione internazionale del lavoro, imposta dalla borghesia, un’ideologia in grado cioè, di far passare come naturali e perciò immutabili, le diverse forme di subordinazione e di sfruttamento - dal commercio alla schiavitù- imposte alle popolazioni coloniali dalla borghesia europea”.

Anche se in una dimensione più ridotta e con le dovute differenze ci sembra che la teoria di Gliozzi si possa applicare a quello che oggi succede con i rom, gli immigrati e in generale le persone più deboli .
Nonostante tutto, la speranza di sconfiggere il razzismo esiste: perché se è vero che la cultura occidentale ha generato l’ideologia razzista, è anche vero che questa ha pure generato il movimento antirazzista che, con alterne vicende, ha contrastato questa terribile “malattia sociale”.


Ma il razzismo subirà una vera sconfitta  quando la Scuola, l’Università e tutte le agenzie educative cominceranno  a far conoscere  la vera natura del razzismo attraverso le opere dei ricercatori. Come dice George Mosse “il primo passo verso la vittoria su questo flagello dell’umanità consiste nel rendersi conto di quale ne sia stata la causa, di quali aspirazioni e speranze esso abbia suscitato nel passato.” Ma pure di quello che suscita, controlla e muove, nel presente.