pub-6178281982904860 Un mondo di mondi: maggio 2018

venerdì 18 maggio 2018

Alloggi popolari e questione abitativa, serve proseguire con il processo di legalizzazione del settore


Procede in questi giorni la mediazione per l’assegnazione degli alloggi confiscati alla ‘ndrangheta ad alcune famiglie dell’ex Polveriera di Ciccarello. 

L’iniziativa, promossa dal Comune di Reggio Calabria, in accordo con la Prefettura e l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, intitolata “Dall’emergenza abitativa alla legalità percepibile”, ha senz’altro degli aspetti positivi, considerato che gli alloggi confiscati, con le preventive azioni di selezione e sicurezza, sono dei beni pubblici da utilizzare anche per garantire il diritto all’abitare.


Tuttavia la questione abitativa costituisce un problema strutturale e non un’emergenza da poter affrontare soltanto con gli alloggi confiscati alla ‘ndrangheta.

Resta di fondamentale importanza il processo di legalizzazione dell’intero settore alloggi di edilizia residenziale, in particolare il turn-over delle assegnazioni e l’aspetto economico.

Non si può dimenticare infatti che proprio il patrimonio pubblico degli alloggi popolari è secondo la legge vigente finalizzato a risolvere il problema della casa.

Il percorso avviato nel 2016 da associazioni e Comune ha prodotto la delibera di Consiglio Comunale del 10 febbraio 2017 per la legalizzazione del settore degli alloggi popolari, mettendo in evidenza la possibilità per il Comune di rientrare in possesso di qualche centinaio di alloggi erp da poter riassegnare alle famiglie con effettivo bisogno.

Basterebbe applicare la legge vigente, chiedendo anche il sostegno della Prefettura.

Resta da chiedersi però perché il Comune, a fronte delle prime verifiche già concluse, non abbia ancora provveduto ad emettere gli atti necessari per riprendersi gli alloggi da riassegnare alle famiglie vincitrici del bando 2005 e agli aventi diritto ai sensi dell’articolo 31 della legge 32/1996 (assegnazioni in deroga). Inoltre la realizzazione di una banca dati on line sugli alloggi popolari, a garanzia di maggiore trasparenza ed efficienza del settore, rimane per ora sulla carta.

Alla questione irrisolta della gestione del turn-over, si aggiunge anche la gestione economica dei fondi finalizzati agli alloggi erp.

Risulta che il Comune non utilizzi da anni le entrate del settore alloggi erp derivanti dai canoni e dalle vendite, fondi vincolati allo stesso settore per la manutenzione e per l’eventuale acquisto di altri alloggi popolari.

Ci sarebbe circa un milione e 800.000 euro di entrate dai canoni, destinato, dal bilancio di previsione 2017-2018-2019, alla manutenzione degli alloggi popolari per gli anni 2017 e 2018 ma di cui non si ha ancora notizia. Così come delle entrate dalle vendite degli alloggi popolari, da investire interamente nel settore, secondo quanto deciso dal Consiglio Comunale.

Gli alloggi confiscati (e solo con provvedimenti definitivi) sono una risorsa che può integrare e non sostituire il settore degli alloggi popolari. Le confische infatti, per quanto numerose, offrono una disponibilità molto limitata, anche in relazione ai fondi da utilizzare per ristrutturare gli edifici. 

Nei giorni scorsi, è stata riportata la notizia secondo cui sarebbero state avviate le procedure per consegnare 74 alloggi confiscati, da destinare all’emergenza abitativa, al comune di Reggio Calabria. Ma dalle delibere della Giunta comunale (DG 94 del 4 maggio 2018 e DG nr 100 del 7 maggio 2018) risulta che gli alloggi ad oggi effettivamente consegnati sarebbero appena dieci.

Nel continuare l’azione degli alloggi confiscati quindi, sarebbe necessario ed urgente procedere, secondo la legge vigente, ad emettere gli atti necessari per riottenere gli alloggi popolari da assegnare, continuare con le verifiche coinvolgendo l’Aterp e la Prefettura e disporre l’utilizzo di tutti i fondi, vincolati per la manutenzione degli alloggi popolari, che potrebbero essere utilizzati anche per gli alloggi confiscati.

Queste azioni costituiscono l’iter sancito dalla legge vigente per garantire il diritto alla casa.

Portarle avanti significherebbe garantire la legalità e risolvere in modo efficace e trasparente il disagio abitativo di decine di famiglie a basso reddito e senza una casa. 

Osservatorio sul disagio Abitativo 
ASIA-USB Reggio Calabria
Comitato Solidarietà Migranti
CSC Nuvola Rossa
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Un Mondo Di Mondi Cristina Delfino - Giacomo Marino

Reggio Non Tace - Avvocato Nicola Santostefano

Collettiva AutonoMia

Dispersione scolastica, si faccia chiarezza

Foto di Paula Kajzar

La dispersione scolastica è un importante problema sociale diffuso. È una questione da affrontare seriamente, evitando la diffusione di dati errati ed i facili allarmismi. 

E’ invece utile, a nostro parere, far conoscere e approfondire le analisi degli esperti sulla dispersione scolastica, le vere cause che la determinano e i dati reali. 

Qualche settimana fa, attraverso un comunicato stampa, sono stati diffusi dei dati del tutto falsi e particolarmente gravi sulla dispersione scolastica degli alunni rom di cittadinanza italiana della città di Reggio Calabria. 

È stato riportato infatti che: “Solo il 20% dei bambini è iscritto a scuola, dicono i dati pubblicati nel volume “Una migrazione silenziosa”. Sono ancora meno quelli che la scuola la frequentano, scendiamo al 10%”.

La fonte di questi dati è il libro scritto dalla sociologa Maria Rosaria Chirico, dal titolo Una migrazione silenziosa. Rom bulgari in Italia e pubblicato nel 2015 dalla Fondazione Migrantes Edizioni Tau. È una ricerca che, attraverso dei dati nazionali, fornisce il quadro della migrazione dei rom bulgari in Italia. Chiaramente la questione scolastica dei rom bulgari è una realtà del tutto diversa rispetto a quella dei rom italiani di Reggio Calabria. 

Il brano del libro, alle pagine 57 e 58, dal quale sono stati estrapolati i dati, chiarisce perfettamente a quale realtà si riferiscano : “I dati di questa ricerca, pur non avendo alcuna pretesa di rappresentatività, evidenziano che meno del 20% dei minori bulgari presenti in Italia con i loro genitori, di cui soltanto il 2% nella città di Roma, risulta iscritto a scuola, e che di questi poco più della metà la frequenta regolarmente.”

E’ chiaro che alimentare l’allarme sociale verso i minori rom reggini con dati errati, non serve a risolvere le problematiche all'interno del contesto scolastico e oltre. L’associazione Un Mondo Di Mondi, da anni attiva per l'effettiva inclusione della minoranza rom, è in possesso di dati reali dell’intera comunità italiana della città, e per questo è in grado di sostenere che la quasi totalità dei minori rom in età scolare ogni anno viene iscritta regolarmente a scuola dagli stessi genitori. Solo per pochi e particolari casi si registrano dei ritardi nelle iscrizioni o delle posticipazioni.

Con questo non si intende dire che non esista il problema della dispersione scolastica o dell'irregolarità della frequenza tra i rom italiani, ma piuttosto si intende evidenziare che il fenomeno non presenta la gravità rilevata dai dati erronei sopra riportati.

Come viene dichiarato dagli esperti, il fenomeno complesso della dispersione scolastica che riguarda diversi aspetti (evasione assoluta, frequenze saltuarie gravi e meno gravi, basso rendimento in presenza, ecc.) è determinato da due ordini di cause: quelle interne (endogene) e quelle esterne (esogene) alla scuola. La condizione di ghettizzazione abitativa in cui si trova, ancora oggi, circa il 60% delle famiglie rom della città costituisce una delle principali cause esterne alla scuola. 

Tuttavia la causa più importante rimane quella interna alla scuola, che riguarda le scelte errate della didattica e dell’accoglienza. Non a caso i progetti di innovazione didattica, che sono particolarmente efficaci per il contrasto della dispersione scolastica e per favorire l’apprendimento di tutti gli alunni, vengono accolti con riserva, applicati male e spesso rifiutati. 

Difatti soltanto uno dei due istituti comprensivi che in città ospitano un importante numero di alunni rom reggini ha accettato la partecipazione al Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini Rom, Sinti e Camminanti che propone l’applicazione dell’apprendimento cooperativo, quale offerta didattica efficace per la lotta alla dispersione scolastica. 

Le scuole spesso hanno difficoltà a riconoscere la loro responsabilità diretta nel fenomeno della dispersione scolastica e continuano ad applicare la didattica frontale e differenziale, che la alimentano. Una delle strategie didattiche differenziali che si applica in maniera crescente agli alunni è quella della “medicalizzazione” con l’uso improprio dell’insegnamento di sostegno. 

Difatti, nella città di Reggio Calabria la percentuale degli alunni rom con certificato H ai quali è stato assegnato un insegnante di sostegno ha superato il 20%, mentre con un utilizzo appropriato del sostegno questa percentuale non dovrebbe superare il 2,5%.

L’auspicio è che si possa aprire un dialogo per modificare la rotta e aprire una riflessione sui metodi di insegnamento, prendendo anche esempio da esperienze già esistenti, trovare soluzioni efficaci e inclusive sulle difficoltà presenti nelle classi scolastiche, affinché finalmente l’alunno possa essere al centro del proprio processo di apprendimento.



Reggio Calabria, 4 maggio 2018

A. Giacomo Marino – Cristina Delfino – Cinzia Sgreccia - Direttivo “Un Mondo di Mondi”