pub-6178281982904860 Un mondo di mondi: maggio 2017

mercoledì 17 maggio 2017

Arghillà nord, acqua sotto gli alloggi popolari

Ad Arghillà nord la struttura socio-relazionale non permette agli abitanti l’inclusione sociale, mentre gli edifici mettono in pericolo anche la loro incolumità fisica

I comparti 5 e 6 degli alloggi Aterp (circa 200 alloggi), da circa 10 anni, hanno le fondamenta sommerse dall’acqua
Foto (D. Rappoccio) del Bluocean's workshop diretto da Mario Spada

Questo problema rimasto irrisolto non garantisce la stabilità delle costruzioni e costituisce un serio pericolo per gli abitanti. 

L’ umidità interessa costantemente ed in modo consistente il piano terra degli edifici. I vani degli ascensori vengono inondati dall’acqua che proviene dai cavi di fondazione. 

In queste condizioni gli ascensori non dovrebbero essere utilizzati perché si potrebbero verificare dei gravi incidenti. Ma vengono ugualmente usati per raggiungere i piani superiori.


Le segnalazioni all’Aterp, ente proprietario degli alloggi, sono state tante nel corso degli anni, soprattutto da parte degli abitanti. Perfino la trasmissione televisiva “Le Iene” in un servizio su Arghillà nord ha denunciato questo problema. 

Ma fino ad oggi non c’è stato alcun intervento strutturale per risolverlo. 

Foto (D. Rappoccio) del Bluocean's workshop diretto da Mario Spada
L’Aterp continua a sostenere che l’acqua proviene soltanto dalle perdite delle tubature rotte e quindi periodicamente si limita a riparare i tubi e a svuotare i cavi di fondazione dall’acqua. Ma dopo ogni operazione, l’acqua inonda nuovamente le fondamenta. 

L’ultimo intervento è stato realizzato dall’Aterp nel mese di febbraio 2017 ed il 23 aprile i cavi di fondazione dei due fabbricati erano nuovamente inondati dall’acqua. 

Di questo si è accertato direttamente il presidente dell’associazione anche con delle foto. 

Il 30 aprile l’associazione ha segnalato via pec il problema all’Aterp Regionale invitando l’Azienda a prendere i provvedimenti necessari, considerando che le continue inondazioni non lasciano molti dubbi sulla presenza di una falda acquifera sotto gli edifici. 

L’8 maggio il presidente dell’associazione veniva invitato dal Distretto Aterp di Reggio Calabria a partecipare ad un sopralluogo negli edifici. 
Foto del Bluocean's workshop diretto da Mario Spada

Il sopralluogo si è tenuto il 9 maggio con i dirigenti Aterp ed il presidente dell’associazione con redazione di un apposito verbale sottoscritto dai presenti. 

I responsabili dell’Aterp hanno continuato a sostenere che l’acqua presente nei cavi di fondazione proviene dai tubi che sono stati rotti. 
Ma dal sopralluogo è emerso che solo in uno dei due fabbricati del comparto 5 è possibile che ci siano dei tubi rotti. 
Nell’altro edificio l’acqua ha inondato le fondamenta senza che ci fosse alcun tubo rotto. 

Foto del Bluocean's workshop diretto da Mario Spada
Inoltre dalla verifica effettuata in uno dei due piezometri (piccolo pozzo di osservazione avente lo scopo di osservare il carico idraulico di una falda), installati dall’Aterp presso i cortili degli edifici, è stata accertata la presenza di acqua nel sottosuolo. Quest’acqua molto probabilmente proviene da una falda acquifera. 

Il sopralluogo si è concluso con l’impegno assunto da parte dei dirigenti Aterp di verificare la provenienza dell’acqua. 

Pertanto chiediamo all’Aterp di effettuare al più presto le verifiche promesse e di realizzare, subito dopo, gli interventi strutturali necessari per mettere in sicurezza gli edifici. 

Giacomo Marino - Presidente Un mondo di mondi 



Arghillà, quale soluzione ai postumi da "effetto concentrazione"?

Concentrare la povertà nelle periferie cittadine è stata per decenni una politica abitativa fallimentare, con conseguenze ben visibili in diverse città d'Italia e del mondo. 
Foto (G. Terranova) del Bluocean's workshop diretto da Mario Spada

Arghillá nord è l'esempio più visibile, ma non l'unico in città, delle dinamiche che le scienze sociali hanno fatto rientrare all'interno del cosiddetto "effetto concentrazione"

Ciò che stupisce è che attualmente le analisi politiche e del settore su Arghillá non sembra vogliano prendere in considerazione questo fondamentale elemento. 

Le analisi delle scienze sociali offrono un quadro entro il quale può essere inserita la questione sociale di Arghillá nord. 

Secondo la letteratura scientifica degli ultimi 20-30 anni sul tema dei quartieri sensibili, si comprende che Arghillà nord rappresenta uno dei tanti “ghetti” di alloggi popolari realizzati dalla politica dell’edilizia residenziale pubblica in Calabria, in Italia e nel resto del mondo. 

Molte ricerche* hanno evidenziato in modo chiaro che gli insediamenti abitativi dove si concentra un’alta percentuale (superiore al 40%) di famiglie che hanno un reddito di povertà costituiscono strutturalmente un tessuto socio-relazionale con un basso capitale sociale e per questo sono spazi di esclusione. 

La scienza sociale descrive questi luoghi come territori nei quali, a causa della loro struttura socio-relazionale, le persone che vi abitano non riescono ad avere accesso alle risorse sociali ed economiche che offre il resto della città. 

Pertanto, in questi territori strutturalmente deboli, accanto all’emarginazione, si sviluppano dinamiche di devianza e di degrado, sfruttate dalla malavita organizzata per i propri scopi criminali. 

Dalle ricerche scientifiche e dal contesto sociale di Arghillá si può dedurre come la causa che ha reso Arghillà nord un “ghetto urbano”, sia la sua debole struttura che riunisce in un luogo delimitato un gran numero di famiglie povere

La condizione di ghetto non è quindi determinata dagli abitanti, ma dalla struttura fisica e relazionale dell’insediamento, che è stata prodotta dalla scelta politica di costruire in un luogo 1000 alloggi popolari

Foto (A. Sergi) del Bluocean's workshop diretto da Mario Spada
Definire “ghetto” questo insediamento non è in alcun modo offensivo per i suoi abitanti, perché questa definizione non si riferisce a loro, ma alla “gabbia sociale” nella quale si trovano.

Per i ghetti urbani come Arghillà nord, la soluzione principale evidenziata dalle scienze sociali è il modello della "mixitè", ossia territori con tipologie di alloggi diversi, dove non si concentrano famiglie povere ma vi abitano famiglie con redditi e storia sociale diversificati. 

I territori con una mixitè sociale hanno una struttura socio-relazionale che ha un buon capitale sociale, il quale favorisce la partecipazione e l’inclusione sociale, permettendo l’accesso alle risorse socio economiche offerte dalla città e una maggiore consapevolezza di rivendicazione sociale.

Quest’analisi descrive la causa e propone una soluzione, trovando una dimostrazione concreta e diretta nella stessa Arghillà. 

Nel confronto tra i due insediamenti abitativi esistenti infatti, quello a nord con quello a sud, si evidenziano gli effetti differenti dovuti ad una maggiore distribuzione sociale.

Nell’insediamento di Arghillà sud, a differenza di quello collocato a nord, si può constatare una struttura di mixitè sociale, con residenze e redditi maggiormente diversificati. 

La struttura di mixitè ha garantito in questo insediamento una buona rete socio-relazionale e un discreto capitale sociale, consentendo la nascita di un territorio inclusivo e quindi lo sviluppo di associazioni e attività sociali ed economiche. 

Al contrario nell’insediamento di Arghillà nord il maggiore concentramento di molte famiglie povere ha formato un territorio di esclusione sociale. 

Sulla base delle ricerche scientifiche e delle esperienze concrete, il ghetto di Arghillà nord potrá essere superato realizzando gradualmente una struttura di mixitè sociale. 

Una possibile concretizzazione potrebbe essere il trasferimento di una buona parte degli abitanti di Arghillá nord in altri quartieri, come già molte famiglie richiedono. 

Si potrebbe inoltre proporre la residenza per famiglie con un reddito medio. 

L’altra possibilità potrebbe essere quella di dismettere l’intera struttura ghetto, convertendo e vendendo gli alloggi e dislocando tutti gli abitanti in altri quartieri della città. 

Per realizzare progetti di questo tipo alcuni comuni hanno presentato delle proposte con il Bando nazionale Periferie scaduto il 30 agosto 2016ma altre possibilità finanziarie si potrebbero attivare se ci fosse la volontà politica. 

Purtroppo negli ultimi vent’anni le Amministrazioni comunali hanno affrontato la questione sociale di Arghillà nord seguendo delle analisi discutibili, che individuano gli effetti e non la causa del problema. 

La prima analisi è stata quella della mancanza di opere di urbanizzazione primarie e secondarie, come causa di degrado ed esclusione sociale. 

Foto (U. Ruvolo) del Bluocean's workshop diretto da Mario Spada
L’adozione di quest’ analisi ha portato il Comune a realizzare nel corso degli anni una serie di progetti, spendendo diversi milioni di euro, senza produrre alcun risultato utile per superare la situazione di esclusione sociale e povertà di molti abitanti. 

Mentre si realizzavano questi progetti il Comune continuava ad autorizzare l’Aterp alla costruzione di nuovi comparti di alloggi popolari nell’area di Arghillà nord, che avrebbero ampliato ulteriormente il ghetto esistente. 

Questo accade quando non c'è interesse nell'analizzare le cause delle questioni sociali. 

Nonostante 20 anni di insuccessi, su molti fronti sembra ancora prevalere un’altra analisi errata: quella su base etnica, secondo la quale la presenza di numerose famiglie rom sarebbe all'origine del contesto degradato di Arghillá nord. 

Un'analisi con contorni discriminatori che non distingue gli effetti della povertà da quelli relativi all'appartenenza di un'etnia. Fermo restando che il trasferimento ad Arghillá di molte famiglie povere di etnia rom è da biasimare per aver ancora una volta costretto quest'ultime a condizioni di vita pessime, tuttavia questo è un effetto della causa principale. 

Di dubbia utilità è anche la strada che sembra stia intraprendendo l'amministrazione comunale: la realizzazione di un progetto securitario che tenta di colpire l'effetto e non la causa dei problemi e per il quale si spenderanno circa 1,2 milioni di euro. 

Si auspica che la strada del confronto sia sempre aperta per cominciare a riflettere con serietà e non con la pancia sulla questione Arghillà nord. 

*(Wilson W.J., The truly Disadvantaged, The Inner City, The Underclass, and Public Policy, Chicago, University of Chicago press, 1987; Wilson W.J. (a cura di), The Ghetto Underclass. Social Science Perspectives, Londra: Sage, 1993; M. Magatti, La città Abbandonata , Il Mulino , Bologna 2007; F. Zajczy, B. Borlini, F. Memo, F. Mugnano, Quartieri periferici tra incertezza e trasformazione, Bruno Mondadori, Milano, 2005; E. Pugliese (a cura) Oltre le vele. Rapporto su Scampia, Fridericiana Editrice Universitaria, Napoli, 1999; AAVV, I rom e l’abitare interculturale, FrancoAngeli 2009)

Cristina Delfino- Giacomo Marino -Direttivo Un Mondo Di Mondi