pub-6178281982904860 Un mondo di mondi: 2016

mercoledì 14 dicembre 2016

Alloggi popolari, il "sistema illegale" che nega il diritto alla casa

Da anni l’associazione Un Mondo Di Mondi è impegnata nella denuncia del "sistema illegale" che governa il settore  degli alloggi popolari, a Reggio come in altri comuni della Calabria.

Un sistema illegale che tende ad oscurare  la reale funzionalità degli alloggi popolari: garantire il diritto alla casa alle famiglie a basso reddito prive di un alloggio, secondo quanto previsto dalla legge regionale nr 32 del 25 novembre 1996.

Altro elemento previsto dalla legge e oscurato nella prassi è il principio del turn-over, secondo il quale  l’assegnazione dell’alloggio  ai legittimi beneficiari  non è permanente ma è strettamente legato alla sussistenza dei requisiti dell’assegnazione.

Infatti la legge prevede che l'effettiva  permanenza dei requisiti debba essere verificata periodicamente dal Comune. 

Qualora  i requisiti di assegnazione vengano meno, per l'assenza di uno stato di bisogno abitativo o per modifica della  residenza, il  Comune deve riprendere nella propria disponibilità   gli  alloggi e provvedere  ad assegnarli ad altre famiglie che hanno i requisiti accertati attraverso i bandi o con il meccanismo in deroga (art.31).   

Da molti anni il  Comune di Reggio Calabria non effettua adeguatamente le verifiche sulla permanenza dei requisiti  come previsto dalla legge regionale.

Questa inefficienza amministrativa, alimenta la gestione criminale degli alloggi popolari. 

Si stima che centinaia  di alloggi popolari rimangano nella disponibilità di assegnatari che non hanno più i requisiti di bisogno abitativo, con effetti devastanti per l'intero settore.  

Gli alloggi infatti non sono abitati o sono utilizzati per altre funzioni,  non vengono restituiti al Comune e spesso vengono illegalmente affittati o addirittura venduti.

Questi alloggi popolari che vengono utilizzati in modo illegale costituiscono la negazione del diritto alla casa  per le numerose famiglie reggine che sono in stato di reale bisogno abitativo, una parte delle quali  ha vinto il bando comunale 2005 (graduatoria definitiva gennaio 2012)  e che  attende da anni l’assegnazione.

Di fronte a questo “sistema illegale”, l’associazione  “Un Mondo di Mondi” ha chiesto al Comune di Reggio Calabria di provvedere ad effettuare le verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari, come previsto dalla legge regionale,  discutendo  il tema  in Consiglio Comunale e poi chiedendo l’aiuto alla Prefettura per le attività di verifica.

La proposta dell’associazione è stata approvata dai capigruppo consiliari e dalla prima commissione consiliare nel mese di giugno 2016. Ma dopo 6 mesi  si attende che il tema venga  portato in Consiglio comunale e vengano  avviate le verifiche. 

Emblematico di questa situazione di illegalità tollerata sono i casi, spesso rappresentati  sui giornali, di famiglie che, in passato, hanno avuto assegnato un alloggio  e che oggi pur non abitando l’alloggio e non avendo più i requisiti di bisogno abitativo reclamano il “diritto” di  mantenerlo.

Quando quest’ alloggio che non dovrebbero avere più assegnato viene occupato abusivamente queste famiglie protestano dichiarando che gli è stato “negato il diritto alla casa”. 

Pertanto, se la legge facesse il suo corso, la famiglia assegnataria che non abita nell’alloggio e non possiede  i requisiti per mantenere l’assegnazione, dovrebbe consegnare l'alloggio o il Comune dovrebbe verificare e poi far  decadere  l'assegnazione.

La “rivendicazione del diritto alla casa” da parte delle famiglie assegnatarie ma di fatto prive dei requisiti previsti dalla legge, sono, a nostro parere, l’espressione di una “cultura”, contraria alla legge ma radicata nella comunità, secondo la quale l’alloggio assegnato deve rimanere in maniera permanente  all’assegnatario, anche se sono venuti meno i requisiti previsti dalla legge.

Questa cultura, di cui anche le istituzioni sono  intrise e le influenzano nell’applicazione della norma, favorisce il “sistema illegale” negando il diritto all’alloggio a tante famiglie in stato di necessità. 

Gli alloggi infatti, spesso, rimangano nella disponibilità degli assegnatari che hanno perso i requisiti quando invece dovrebbero essere assegnati alle famiglie che ne hanno un effettivo bisogno.
 
Naturalmente l'associazione Un mondo Di Mondi da sempre biasima anche l’occupazione abusiva degli alloggi  che considera un effetto del “sistema illegale”.

Nel caso di occupazioni senza titolo operate da famiglie che si trovano in effettivo stato di bisogno l’associazione ne comprende le dinamiche, spesso legate a bisogni abitativi impellenti che non trovano risposta nelle istituzioni, ma non  li giustifica.

L’associazione sostiene che le occupazioni abusive come l’intero “sistema illegale” vadano superate con la piena applicazione della legge vigente.

Pertanto, ancora una volta l'associazione Un mondo Di Mondi chiede che:  

-il comune di Reggio Calabria garantisca l’applicazione piena della legge di settore  in modo che gli alloggi popolari vengano assegnati e rimangano nella disponibilità esclusiva  delle famiglie che sono  in stato di effettivo bisogno;

- il presidente del Consiglio Comunale Delfino ed i capigruppo  portino il tema degli alloggi alla discussione del  Consiglio comunale; 

- il sindaco Falcomatà richieda l’aiuto della Prefettura per la realizzazione delle verifiche e nomini nella nuova Giunta  un assessore per le politiche della casa ed un dirigente che si occupi del settore in modo esclusivo.

Giacomo Marino - Cristina Delfino, direttivo Un mondo di Mondi 

venerdì 2 dicembre 2016

Politica della casa, l'immobilismo dell'amministrazione Falcomatà


Immobilismo. Basta una parola per riassumere l'azione dell'amministrazione Falcomatà nel settore della politica abitativa

In due anni nessun alloggio è stato consegnato alle famiglie vincitrici del bando 2005 per l'assegnazione degli alloggi popolari, la cui graduatoria definitiva è stata pubblicata nel gennaio 2012. 
Né tanto meno sono state risolte questioni di grave precarietà abitativa con assegnazioni fuori bando, previste dalla legge regionale 32/96. 

Nessuna "rivoluzione" dunque, a dispetto di quanto è stato annunciato dal sindaco Falcomatà. 

La giustificazione dell'amministrazione è sempre la stessa: l'indisponibilità di alloggi da assegnare. 

Ma la realtà, si sa, è un'altra. Lo sanno bene anche i funzionari comunali che negli anni si sono occupati del settore e che mormorano ma ben si guardano dall'ammetterlo in via ufficiale. 

Del resto che alloggi potenzialmente assegnabili ce ne siano in gran numero, è scritto anche nella relazione degli ispettori ministeriali che nel 2012 ha portato allo scioglimento del comune. 

Nero su bianco è scritto che il Comune negli anni non ha provveduto periodicamente ad applicare la legge effettuando le verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari. 

Proprio la mancata applicazione della legge, ha determinato situazioni di irregolarità nelle quali assegnatari hanno mantenuto la disponibilità dell’alloggio pur non avendo più i requisiti, mentre è stato negato il diritto ad un alloggio popolare a centinaia di famiglie con un reale bisogno abitativo. 

Tanti alloggi (qualche centinaio) risultano non abitati, o utilizzati illecitamente, mentre altre famiglie che hanno realmente bisogno di una casa, attendono da anni. 

In poche parole: la mancata applicazione della legge di settore nega a tante famiglie il diritto fondamentale alla casa.

Proprio questo è uno dei gravi problemi che affligge la nostra città, ma questa Amministrazione, dopo la denuncia degli ispettori ministeriali, ha continuato a non effettuare adeguatamente le verifiche previste dalla legge. 

Questo è chiaramente dimostrato dalle mancate assegnazioni degli alloggi. 

Ma anche altre scelte politiche fatte per questo settore, evidenziano il disimpegno verso la politica abitativa. 

In questi due anni, il sindaco Falcomatà ha deciso di non nominare un Assessore per il settore della politica abitativa e ha preferito delegare un consigliere comunale. 

Per di più, per un anno e mezzo non si è provveduto a turnare il dirigente del patrimonio, in carica dal periodo commissariale. Ad oggi il settore è stato affidato ad una dirigente già impegnata in due settori, con palese sovraccarico di attività. 

Per superare questa stasi, nel mese di giugno scorso l’ associazione Un Mondo Di Mondi, insieme all’associazione Ancadic e al movimento Reggio Non Tace, ha proposto la discussione in Consiglio Comunale della questione abitativa. 

L'obiettivo era quello di sollecitare la massima assemblea a votare una delibera che spingesse il Sindaco e la Giunta all’applicazione della legge sulla politica abitativa, con l’aiuto delle forze dell’ordine dello Stato. 

La proposta presentata al presidente del consiglio comunale e alla conferenza dei capigruppo è stata accolta a maggioranza dalla prima commissione consiliare il 21 giugno 2016. 

Dopo cinque mesi, nonostante una proposta di delibera da portare in Consiglio comunale sia stata redatta e approvata dalle commissioni assetto del territorio e servizi sociali, il tema non è stato ancora portato in Consiglio comunale. 

Come si spiega un tale ritardo, nonostante le continue rassicurazioni del presidente del consiglio sull'imminente data della discussione? 

Se la campagna referendaria è uno dei motivi di questo ritardo, ci chiediamo: le questioni sociali e la sopravvivenza delle persone non dovrebbero esservi anteposte? 

Garantire un diritto fondamentale per le fasce sociali più vulnerabili non dovrebbe essere considerato un tema da inserire al primo posto nell’agenda politica di un Comune? 

Convinti di questa necessità, non rinunciamo a sollecitare ancora la discussione in Consiglio comunale, necessaria per l’applicazione della legge sugli alloggi con l’aiuto della Prefettura. 

Ritenendo che sia indispensabile anche un’adeguata struttura politico-amministrativa per la gestione del settore, invitiamo il sindaco Falcomatà a nominare nella nuova Giunta un assessore alle politiche abitative e un dirigente che si occupi del settore in modo esclusivo. 

Il tutto affinché le centinaia di famiglie a basso reddito possano finalmente vedere garantito il diritto alla casa. 

Giacomo Marino - Cristina Delfino - Un Mondo di mondi 
Francesco Nucara - Ancadic
Nicola Santostefano - Reggio Non tace



lunedì 7 novembre 2016

Alloggi popolari, quando la discussione in Consiglio comunale?

L'incontro dello scorso 10 ottobre 
con il Presidente del Consiglio D.Delfino
Reggio Calabria. 

Ennesimo rinvio della discussione in Consiglio comunale sulla gestione illegale degli alloggi popolari.


Da mesi si attende che il tema spinoso venga affrontato dall’assemblea cittadina per sollecitare una risposta all’evidente stato di illegalità del settore che impedisce la garanzia del diritto all’abitare per centinaia di famiglie a basso reddito

Ma la discussione, attesa in occasione del consiglio comunale dello scorso 31 ottobre, continua a slittare.

Ricordiamo ancora una volta che nei mesi scorsi è stato avviato un percorso per arrivare ad una decisione politica che favorisca la gestione legale degli alloggi, considerando che gli ordinari strumenti di azione non sono di fatto attuati in modo efficace. 


Cinque mesi fa, l’associazione Un Mondo Di Mondi ha presentato, insieme all’associazione Ancadic e con l’appoggio diretto del Movimento Reggio non Tace, un documento con il quale è stato chiesto ai consiglieri comunali di discutere e decidere in Consiglio Comunale su alcune questioni importanti per garantire una gestione legale dell'edilizia residenziale pubblica. 


In particolare:


· l'adeguata attuazione, con l’intervento delle forze dell’ordine, delle verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari degli alloggi erp;
· le relative decadenze e le successive assegnazioni degli alloggi recuperati agli aventi diritto;
· la realizzazione di un censimento del patrimonio di alloggi erp da rendere pubblico.


La proposta delle associazioni è stata accolta dai capigruppo consiliari l’8 giugno 2016 ed è stata approvata dalla prima commissione assetto del territorio il 21 giugno 2016.


In seguito, in vista del consiglio comunale, è stata redatta una proposta di delibera dal consigliere delegato Giovanni Minniti e dalla dirigente del settore, Carmela Stracuzza, approvata a maggioranza dalle commissioni consiliari assetto del territorio e servizi sociali nella seduta congiunta del 6 ottobre 2016.


Considerando la discussione che si dovrebbe tenere in consiglio comunale, ribadiamo ancora una volta la necessità di intervenire sull’uso improprio e criminale degli alloggi popolari da parte di molti assegnatari, incoraggiato dalle mancate verifiche sulla permanenza dei requisiti degli stessi assegnatari che, secondo la legge vigente, devono essere realizzate dal Comune.


D’altra parte, le occupazioni abusive degli alloggi Erp da parte di famiglie prive di casa e con reddito molto basso, vanno lette come un effetto della gestione illegale, ossia della mancate verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari e pertanto dovrebbero essere affrontate eliminando la causa che le ha determinate.


Andrebbero quindi regolarizzate le occupazioni esistenti motivate dallo stato di reale necessità di molte famiglie condotte all’occupazione per la mancata tutela del diritto ad un’abitazione adeguata. In questa direzione va la proposta avanzata dalle associazioni. 


Rimaniamo in attesa della fatidica data per la discussione in consiglio comunale, per riuscire finalmente a “cavare un ragno dal buco” e intravedere uno spiraglio di luce in fondo a questo tortuoso percorso per garantire il diritto alla casa delle famiglie a basso reddito.

giovedì 20 ottobre 2016

Equa dislocazione o concentramento? Il dilemma irrisolto del Comune di Gioia Tauro per le famiglie di via Asmara e via Libia

Stamane conferenza stampa dell'associazione Un mondo di mondi per sollecitare chiarimenti sul destino delle famiglie gioiesi che vivono da decenni in baracca


Conferenza stampa tra le baracche di via Asmara
Quale sarà la sorte delle famiglie di Gioia Tauro che da decenni vivono nelle baracche di via Asmara e via Libia

Non ci è dato sapere, nonostante qualche giorno fa il sindaco Pedà, in conferenza stampa, abbia dichiarato che a breve ripartirà il Contratto di Quartiere II di via Asmara con i lavori di costruzione di 36 alloggi erp

Nulla o quasi ha detto sulla sistemazione abitativa delle famiglie (15 fino a maggio 2013) gioiesi che vivono emarginate nelle baracche, in attesa di essere “liberate” da questa condizione.

Queste famiglie gioiesi hanno il diritto di essere incluse nella città di Gioia Tauro e hanno pure il diritto di sapere qual è, veramente, il programma che il Comune intende adottare per loro.

L’associazione “Un Mondo Di Mondi” apprende con piacere che il Contratto di Quartiere II per la riqualificazione di Via Asmara ripartirà, ma intende ricordare al sindaco Pedà che il progetto, oltre alla costruzione dei 36 alloggi e della scuola già ultimata, prevede anche l’inserimento abitativo in equa dislocazione delle famiglie gioiesi che abitano dentro il ghetto. Quest' azione, non dimentichiamo, deve inoltre essere definita coinvolgendo i diretti interessati. 

Nello spirito che ha guidato la nascita e lo sviluppo dei Contratti di Quartiere, il superamento dell’emarginazione sociale e l’azione di concertazione con le famiglie emarginate sono state sempre delle attività non secondarie rispetto alla costruzione delle opere pubbliche.

Difatti, la rimodulazione del Contratto di Quartiere II di via Asmara, realizzata dall’amministrazione Bellofiore, aveva portato all’ascolto delle richieste delle famiglie e quindi alla scelta di abbandonare il progetto della costruzione di un piccolo campo-ghetto (per il quale era previsto un finanziamento di circa 650.000 euro) e di adottare la soluzione dell’equa dislocazione abitativa che avrebbe consentito l’inclusione sociale. 

Questa scelta della Giunta Bellofiore è stata confermata dalla delibera del Consiglio Comunale del 30 settembre 2011, con la quale la massima assemblea civica di Gioia Tauro decise che la soluzione abitativa per le famiglie rom gioiesi doveva essere quella dell’equa dislocazione e non più quella del concentramento.

Questa politica abitativa, che anticipava quanto nel febbraio 2012 avrebbe deciso il governo italiano con la Strategia Nazionale per l’inclusione dei Rom Sinti e Camminanti, costituiva un taglio netto con il progetto del concentramento-ghettizzazione varato negli anni Novanta con la costruzione della Ciambra.

Pertanto, negli incontri che, a partire dal mese di luglio 2015, questa associazione ha tenuto con l’Amministrazione Pedà si è continuato a proporre la strada dell’equa dislocazione attraverso la realizzazione delle verifiche sugli alloggi erp. 

Inizialmente questa proposta è stata accolta dal sindaco Pedà, tanto che il dirigente Mangione ha provveduto a completare le verifiche sugli alloggi erp. 

Nel mese di gennaio 2016 sono stati pure emessi tre decreti di decadenza che avrebbero permesso al Comune di riprendere nella propria disponibilità questi alloggi. Ma, nonostante i decreti di decadenza, secondo la normativa vigente, siano degli atti immediatamente esecutivi, il Comune non ha provveduto a riprendersi i tre alloggi, ha interrotto i rapporti con questa associazione e non ha più proseguito nell’azione di equa dislocazione.

Nel mese di agosto, l’Amministrazione Pedà con la presentazione del “Progetto Ciambra”, in modo netto, ha ripreso il vecchio progetto del concentramento di tutte le famiglie rom di Gioia Tauro nel ghetto della Ciambra. 

Dato lo sviluppo che ha avuto la situazione, è oggi indispensabile che le famiglie di via Asmara e di via Libia conoscano quali siano le reali intenzioni dell’Amministrazione comunale per il loro futuro.

Pertanto, la richiesta che l’associazione “Un Mondo Di Mondi” rivolge al sindaco Pedà è quella di costituire un tavolo pubblico di concertazione con le famiglie, i consiglieri comunali e le associazioni che si occupano di questo tema, per concordare, nel rispetto di quanto deciso dal consiglio comunale del 30 settembre 2011, un programma di equa dislocazione. 

Obiettivi, modalità, tempi e finanziamenti andranno definiti in modo chiaro e trasparente.


Marino Giacomo – Cristina Delfino – Direttivo Un Mondo Di Mondi

venerdì 14 ottobre 2016

Alloggi popolari, in attesa del consiglio comunale

Garantire legalità nella gestione degli alloggi popolari. 

E’ quanto ha ribadito lunedì 10 ottobre l’associazione Un Mondo Di Mondi, in occasione della Giornata Nazionale Sfratti Zero promossa dall’Unione Inquilini

Durante l'incontro con il presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria, Demetrio Delfino, sono state  ricordate le tappe del  percorso già  avviato nei mesi scorsi.  

L'obiettivo è stato quello di sollecitare, insieme ad alcuni cittadini in attesa di un alloggio Erp, la discussione in Consiglio sul tema della gestione degli alloggi popolari

«Nel nostro comune la gestione illegale del patrimonio degli alloggi popolari – ha dichiarato Giacomo Marino, presidente dell’associazione Un Mondo Di Mondi - sta portando alla cancellazione del "welfare abitativo"introdotto dallo Stato per garantire il diritto fondamentale alla casa per le famiglie a basso reddito».

Il percorso che nei mesi scorsi è stato avviato, ha come perno  la proposta, rivolta al  presidente e ai consiglieri comunali, di una decisione  politica  che favorisca in modo efficace  la gestione legale degli alloggi

Quattro mesi fa, l’associazione ha presentato un documento con il quale è stato chiesto ai consiglieri comunali di discutere e decidere in Consiglio Comunale su alcune questioni portanti per garantire una gestione legale dell'edilizia residenziale pubblica. In particolare:
  •  l'adeguata attuazione, con l’intervento delle forze dell’ordine, delle verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari degli alloggi erp
  •  le relative decadenze e le  successive assegnazioni degli alloggi recuperati agli aventi diritto;
  •   la realizzazione di un censimento del patrimonio di alloggi erp da rendere pubblico.

La proposta dell’associazione è stata accolta dai capigruppo consiliari l’8 giugno 2016 ed è stata approvata  dalla prima commissione assetto del territorio il 21 giugno 2016.  

In seguito, per preparare la discussione del Consiglio Comunale, una proposta di delibera è stata redatta dal consigliere delegato Giovanni Minniti e dalla dirigente del settore, Carmela Stracuzza, e approvata a maggioranza dalle commissioni consiliari assetto del territorio e servizi sociali  nella seduta congiunta del 6 ottobre 2016.

È giunto il momento quindi della discussione in Consiglio comunale che dovrebbe portare ad una delibera efficace  per garantire la legalità nella gestione degli alloggi erp.

Per tali motivi, l’associazione Un Mondo Di Mondi ha sollecitato  il presidente del consiglio Delfino a convocare, al più presto, il Consiglio comunale.  

Altro nodo da sciogliere, le occupazioni abusive degli alloggi Erp da parte di famiglie prive di casa e con reddito molto basso.  

L'associazione ha ribadito  che questo tipo di occupazioni sono un effetto della gestione illegale e dovrebbero essere  affrontate eliminando la causa che le ha determinate. 

La soluzione sarebbe quindi la regolarizzazione delle occupazioni esistenti, motivata da uno stato di reale necessità.

Per la fase dell’assegnazione degli alloggi recuperati attraverso le verifiche, il comune oltre a far scorrere la graduatoria definitiva del bando 2005 dovrebbe attivare anche le assegnazioni in deroga previste dalla legge vigente (art. 31 l.reg.le 32/1996),  perché oggi ci sono le condizioni previste dalla legge regionale.

Presente all'incontro anche il consigliere delegato Giovanni Minniti. 
«La delibera di consiglio che verrà proposta alla discussione dell'assemblea consiliare -  ha dichiarato - già contiene tutti i contenuti  proposti dall'associazione».  

Rassicurazioni sono arrivate anche dal Presidente del consiglio comunale Delfino. «Prevedo - ha chiarito - che entro la fine del mese di ottobre la delibera potrà essere discussa in Consiglio».   


Cristina Delfino- Giacomo Marino – Direttivo Un Mondo Di Mondi

lunedì 10 ottobre 2016

Sfratti zero, Un mondo di mondi sollecita la discussione in consiglio per le politiche abitative

 Un mondo di mondi e  cittadini in attesa di un alloggio Erp in visita dal Presidente del Consiglio Delfino per ricordare la gestione illegale degli alloggi popolari 



In occasione della Giornata Nazionale Sfratti Zero promossa dall’Unione Inquilini, l'associazione Un mondo di mondi, accompagnata da alcuni cittadini in attesa di un alloggio Erp,  ha incontrato stamane il presidente del consiglio comunale Demetrio Delfino per sollecitare la discussione in Consiglio sul tema della gestione degli alloggi popolari. 

La Giornata Nazionale Sfratti Zero prevede iniziative in decine di città in tutta Italia, per denunciare le fallimentari politiche abitative attuate dagli enti pubblici che non affrontano le problematiche che ruotano attorno al diritto all'abitare, continuando a perseguire liberalizzazioni degli affitti a sostegno della rendita immobiliare e privatizzando il patrimonio pubblico a sostegno della speculazione edilizia. 

Nel nostro comune la gestione illegale del patrimonio degli alloggi popolari sta portando alla cancellazione del "welfare abitativo" introdotto dallo Stato per garantire il diritto fondamentale alla casa per le famiglie a basso reddito.

martedì 4 ottobre 2016

L'alfabetizzazione come diritto fondamentale per tutti*

* Articolo pubblicato su http://www.21luglio.org/, in occasione della Giornata Internazionale per l’Alfabetizzazione (8 settembre 2016)
di Cinzia Sgreccia** 
http://www.21luglio.org
Tra i presenti vide un giovane, ben vestito, riservato, arrivato da casa in orario, un ragazzo come tanti. “Sai leggere?“, gli chiese. Il giovane lo guardò imbarazzato e rispose timidamente, “certo!”. Aveva ottimo nelle materie umanistiche alle scuole superiori, appassionato lettore di libri di storia e desideroso di iscriversi all’Università, il giovane rimase quasi scandalizzato e arrabbiato per tale domanda. Nonostante il diploma di scuola superiore conseguito a pieni voti, l’etichetta rimane. Con grande stupore dell’interlocutore il ragazzo legge il passo indicatogli in pubblico, e lo fa con estrema disinvoltura, ovviamente (2016).
Altro caso: bambino ritenuto problematico e muto per mesi dalla docente e dai compagni di classe (scuola primaria), solo al momento dell’applicazione del Cooperative Learning, si sblocca e inizia ad esprimersi, con grande meraviglia dell’insegnante e degli stessi compagni. “Ma lui parla!”, è la risposta di tutti (a.s.2003-2004, e casi simili in a.s. 2009-2010 e succ.).
Segni particolari? Sono entrambi ragazzi rom in episodi realmente accaduti ai nostri giorni: il primo vive in equa dislocazione abitativa; il secondo in un ghetto, entrambi a Reggio Calabria.
L’alfabetizzazione dei minori rom è iniziata con le scuole speciali Lacio drom negli anni Sessanta. Sebbene esse abbiano coinvolto i bambini rom fino ad allora dimenticati, in realtà li separavano, perché non ritenuti capaci di apprendere come gli altri, in altri termini venivano ritenuti “inferiori”. L’habitat non aiutava l’integrazione: l’adolescenza veniva vissuta in mondi paralleli rispetto agli altri coetanei, confinati al campo in cui erano “costretti” a vivere, senza possibilità di confronto, condividendo tra loro pane e indigenza, inambienti spesso squallidi, che lasciavano poco spazio alla speranza in un futuro migliore. I risultati ottenuti lo confermarono. Nel territorio della provincia reggina, nei quasi vent’anni di durata delle scuole speciali(1965-1982) quasi nessuno dei minori rom iscritti conseguì un titolo di studio, rimanendo in condizioni di analfabetismo. Nel 1982, la chiusura delle scuole speciali e l’inserimento dei minori rom nelle scuole ordinarie, favorì il superamento dell’isolamento dei bambini che iniziarono a socializzare con altri minori sebbene la scuola mantenesse il pregiudizio. Nonostante le condizioni, ne conseguiva un modesto miglioramento nel processo di scolarizzazione. Infatti, nella prima metà degli anni Novanta si registravano i primi casi di minori rom che conseguivano un titolo di studio con un livello di istruzione leggermente superiore.
Oggi, dopo trentaquattro anni dall’inserimento degli alunni rom nella scuola ordinaria, nonostante i miglioramenti rispetto al passato, dai dati in nostro possesso, si comprende che l’istituzione scolastica continua ad offrire agli alunni rom un livello di istruzione-educazione insufficiente rispetto agli standard nazionali ed europei. La scolarizzazione degli alunni rom è condizionata da un fenomeno complesso di dispersione scolastica (evasione dell’obbligo, frequenza scolastica irregolare, insuccesso scolastico in presenza, ecc…) che non permette l’accesso pieno al diritto allo studio. Questa situazione è dovuta sia aduna causa interna alla scuola, costituita dall’applicazione di strategie didattiche di tipo frontale e competitivo; sia ad una esterna ad essa, relativa alla condizione di emarginazione sociale delle famiglie rom e in genere delle famiglie più povere, oltre alle condizioni soggettive dell’alunno.
La nostra attività nel settore scolastico, dopo un’articolata fase di ricerca e di formazione, si è sviluppata proponendo e sperimentando nelle classi l’applicazione di metodologie didattiche attive fondate sul costruttivismo, con l’alunno al centro del processo di apprendimento. In particolare si è rivelato vincente ilCooperative Learning, basato su un apprendimento tra pari, il quale accosta all’obiettivo cognitivo lo sviluppo di competenze sociali. Riconosciuto da molti esperti come un efficace sistema-processo attivo di “fare scuola”, garantisce il successo nell’apprendimento, educa ai valori e contrasta efficacemente la dispersione scolastica.
Nelle attività realizzate l’applicazione del Cooperative Learning in diverse scuole ha coinvolto docenti e alunni; i risultati positivi conseguiti da tutti gli studenti del gruppo classe, rom e non, misurati scientificamente, hanno portato ad una riduzione della dispersione scolastica. Tuttavia, ad oggi, raramente le scuole adottano regolarmente questa modalità di apprendimento nella comunità-classe. Piuttosto ricorrono spesso, in misura crescente, alla pedagogia speciale con richiesta di insegnante di sostegno per gli alunni Rom (nel 2015 a Reggio Calabria circa il 18% degli alunni Rom risulta certificato alunno H).


In occasione della Giornata Internazionale per l’Alfabetizzazione auspichiamo che le scuole avviino un’azione di rete che favorisca nelle scuole uno stile di insegnamento-apprendimento di tipo cooperativo tra pari con tutti gli studenti, credendo fermamente nella risorse di ciascun alunno. Nella società multiculturale di oggi questo tipo di apprendimento favorisce l’inclusione di tutti gli studenti, valorizzando le “intelligenze multiple” (Gardner) e educando al rispetto reciproco. “La riforma scolastica, prima che essere guidata dall’alto, deve cominciare all’interno della classe, dall’insegnante e dal suo modo di condurre l’insegnamento apprendimento nella comunità classe. Migliorerà la scuola e l’educazione delle future generazioni” (Comoglio, 2001).
**Ref.te Metodologie innovative 
Associazione UnMondoDiMondi

venerdì 30 settembre 2016

"Progetto Ciambra", il ritorno alla politica dei ghetti urbani

Con il  progetto di riqualifica e ampliamento del quartiere di case popolari della Ciambra,  il Comune di Gioia Tauro e la città metropolitana di Reggio Calabria  rinunciano alla dislocazione abitativa per riproporre il vecchio modello di concentrazione delle famiglie a basso reddito 


Ciambra di Gioia Tauro (Rc)
Una spesa di 8,5 milioni di euro per ristrutturare  e sviluppare ulteriormente un ghetto invece di eliminarlo. 
E’ quanto prevede il “progetto Ciambra”, presentato ad agosto  dalla città metropolitana di Reggio Calabria, insieme all’ Amministrazione comunale di Gioia Tauro
Pessimo esordio, c’è da pensare, per la tanto attesa città metropolitana di Reggio Calabria che ha cominciato  ad operare nei territori proponendo la vecchia politica dei “ghetti urbani”. 
Continuando a scegliere il concentramento di famiglie povere, nonostante i tanti danni che la politica di ghettizzazione ha  causato  e continua a causare nel nostro territorio, si rinuncia alla politica dell’equa dislocazione abitativa che invece ha già prodotto significative esperienze di inclusione sociale.
Da quanto è emerso alla conferenza stampa indetta dal sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà, lo scorso 12 settembre, il comune di Gioia Tauro e la città metropolitana di Reggio Calabria  hanno partecipato con il “progetto Ciambra”  al bando nazionale denominato “Bando per la presentazione di progetti per la predisposizione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia,approvato con il DPCM del 25 maggio 2016 e con scadenza il 31 agosto 2016. 
L’obiettivo della proposta progettuale secondo il sindaco Pedà ed i suoi collaboratori,  sarebbe quello di far “uscire” dalla ghettizzazione i 160 minori che vivono nella Ciambra e le loro famiglie.  
Questo obiettivo verrebbe perseguito con la  ristrutturazione degli alloggi erp, la costruzione nella stessa area di altri edifici, delle  opere di urbanizzazione mancanti e di una chiesa e con l’attuazione degli interventi per favorire la scolarizzazione dei minori e la formazione professionale. 
In questo  progetto, contrariamente a quanto sostengono le ricerche scientifiche e i dati empirici, viene proposto di eliminare  l’emarginazione  ed il degrado sociale del ghetto  intervenendo sul degrado urbano  e fornendo degli interventi  sociali, in quanto si ritiene che  “il degrado urbano del ghetto sia la causa del degrado sociale”. 
G. Marino, presidente di Un Mondo di mondi 
La Scienza sociale al contrario, negli ultimi  decenni,  attraverso diverse ricerche (Wilson W.J.,  1987; Wilson W.J. 1993; E. Pugliese, 1999; Mauro Magatti, 2007; AAVV, I rom e l’abitare interculturale. Dai torrenti ai condomini, Milano, FrancoAngeli, 2009)  conferma   che a determinare direttamente il degrado sociale e l’emarginazione nei ghetti urbani non è il degrado urbano, che vi contribuisce solo marginalmente, ma bensì la concentrazione  di un’alta percentuale di famiglie con reddito basso. Pertanto,  per la Scienza sociale l’intervento  che consente di superare effettivamente il degrado sociale di un quartiere ghetto è quello che elimina  la concentrazione delle famiglie con reddito basso dislocandole equamente in diversi quartieri
Il “progetto Ciambra”  non è solo in netto contrasto con le analisi della Scienza sociale e con le esperienze già attuate, ma lo è anche rispetto agli orientamenti  della Strategia nazionale per l’inclusione sociale dei Rom Sinti e Camminanti, della  Comunità Europea e del Por Calabria 2014-2020 che anche per le comunità rom raccomandano l’equa dislocazione abitativa. 
Negli ultimi 20 anni, la politica dell’ equa dislocazione abitativa  è stata applicata per eliminare dei ghetti anche nel territorio della città metropolitana (soprattutto  nei  comuni di Reggio Calabria e di  Melito Porto Salvo) ottenendo ottimi risultati oggetto di una ricerca scientifica. 
Anche il comune di Gioia Tauro, con la delibera di consiglio comunale del 30 settembre 2011, aveva deciso di applicare la  politica dell’equa dislocazione per le famiglie rom e aveva iniziato a farlo. Ma oggi, l’Amministrazione comunale  ha deciso di ritornare alla devastante  “politica dei ghetti”.  
Per questo è necessario capire quali saranno le conseguenze di questa scelta politica.
E’ prevedibile che, se il  “progetto Ciambra” venisse  realizzato,  non solo il degrado sociale della Ciambra  non verrebbe superato  e  per i 160 minori non ci sarebbe alcun vantaggio, ma provocherebbe  anche un peggioramento della situazione. 
Attraverso le opere di ristrutturazione degli alloggi esistenti e  la costruzione di nuovi edifici infatti aumenterebbe il numero delle famiglie povere concentrate nel ghetto, incrementando in questo modo la situazione di ghettizzazione.
Per quanto riguarda gli interventi sociali previsti dal progetto, com’ è già avvenuto in altri quartieri-ghetto, queste azioni  non potrebbero produrre risultati positivi, perché la condizione di ghettizzazione non lo consentirebbe.  
La costruzione della chiesa, con l’utilizzo di fondi pubblici,  sarebbe un’azione  inefficace e ghettizzante.
Per comprendere meglio i limiti del “progetto Ciambra” è bene operare una comparazione con  la proposta progettuale Restart Scampia  presentata con lo stesso bando dalla città metropolitana di Napoli, con  l’obiettivo di eliminare il ghetto urbano delle Vele. 
In questo progetto, redatto con la consulenza dell’Università Federico II di Napoli che ha effettuato molti studi in questo settore, le cause del degrado sociale del ghetto  sono individuate nella concentrazione delle famiglie povere e non nel degrado urbano che pure esiste negli edifici delle Vele. La soluzione  che viene proposta per eliminare il ghetto prevede la demolizione di tre  Vele,  la trasformazione della quarta Vela negli uffici della città metropolitana  ed il trasferimento delle famiglie in alloggi popolari dislocati in diversi quartieri della città di Napoli.
Considerata l’importanza strategica che riveste questa scelta politica per la città di Gioia Tauro e per tutto il  territorio metropolitano, questa Associazione chiede al sindaco del comune di Gioia Tauro ed al sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria di voler accettare un , confronto aperto e trasparente sui contenuti del “progetto Ciambra”, con l’obiettivo di elaborare insieme una variazione  al progetto che consenta  l’effettivo superamento del ghetto .    
Giacomo Marino – Cristina Delfino – Direttivo Un Mondo Di Mondi