pub-6178281982904860 Un mondo di mondi: novembre 2017

martedì 28 novembre 2017

Ex Polveriera (Ciccarello): la decisione spietata del Comune

Un mese fa l'ordine di sgombero per tre famiglie senza alternativa

Reggio Calabria. Risiedono da decenni all’ex Polveriera di Ciccarello, in condizioni di povertà, in baracche fatiscenti.

Area dell'ex Polveriera di Ciccarello (Rc)
Dai rappresentanti istituzionali mai nessun interesse, se non nei periodi elettorali, per la sorte delle famiglie relegate in uno spazio angusto della città. 

Eppure, l’ottobre scorso, tre delle venticinque famiglie residenti nella baraccopoli di Ciccarello, hanno ricevuto un’ordinanza di sgombero dal Comune reggino che intima entro 90 giorni la demolizione a proprie spese delle precarie abitazioni abusive, costruite su suolo demaniale, senza prevedere l’assegnazione dei relativi alloggi erp.

Inutile l’attesa decennale di persone cresciute nella miseria e nell'illusione perenne di beneficiare, prima o poi, di un alloggio adeguato per un essere umano.

Non si può dimenticare che le baracche dell’ex Polveriera sono state costruite nel 1960 dai genitori di queste persone, quando si trovarono costrette a trovare un rifugio più sicuro rispetto alla fiumara S.Agata, dove vivevano dagli anni ‘50 a causa del rifiuto della città e delle istituzioni.

E il rifiuto e la negazione del “diritto alla città” ha accompagnato queste persone nei decenni successivi, costringendole fino ad oggi nel ghetto dell’ex Polveriera. 

Ciò non bastasse, oggi il Comune emette un’ordinanza spietata che non tiene conto delle condizioni di povertà ed esclusione sociale di questa famiglie, per le quali è impossibile trovare le risorse adeguate per demolire le abitazioni, smaltire le coperture in amianto e trovare in affitto un’altra sistemazione alloggiativa.

È dunque questa la strategia del Comune di Reggio Calabria per risolvere l’annosa questione dell’ex Polveriera?

Le associazioni riunite nell’Osservatorio sul disagio abitativo (Un Mondo Di Mondi, Asia USB, Centro sociale Cartella, Centro sociale Nuova Rossa, Comitato Solidarietà Migranti, Società dei Territorialisti Onlus), la Collettiva AutonoMia, il Movimento Reggio Non Tace, l’associazione 21 Luglio e il MO.C.I Cosenza, ritengono profondamente ingiusta questa decisione, in quanto cieca davanti all'evidente stato di necessità di queste famiglie. 

Nessuna legge può avere valore se i principi costituzionali in difesa della dignità umana vengono calpestati da coloro che invece avrebbero il dovere di tutelarli. 

Pertanto, si auspica che il Comune di Reggio Calabria voglia intervenire in via prioritaria alla tutela della dignità umana di queste persone, provvedendo a considerare la situazione sociale delle famiglie ed ad assegnare loro gli alloggi popolari ai sensi dell’articolo 31 della legge reg.le 32/1996.

Si chiede, inoltre, che dopo l’assegnazione degli alloggi sia il Comune a provvedere con proprie risorse alla demolizione delle baracche e allo smaltimento delle lastre in amianto, nocive per l’intera comunità.


Osservatorio sul disagio Abitativo 
ASIA-USB Reggio Calabria – Giuseppe Marra
Comitato Solidarietà Migranti
CSC Nuvola Rossa
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Un Mondo Di Mondi  - Giacomo Marino, Cristina Delfino

Collettiva AutonoMia

Reggio Non Tace- Avv.to Nicola Santostefano

Associazione 21 Luglio – Carlo Stasolla

MO.C.I – Cosenza - Gianfranco Sangermano

sabato 25 novembre 2017

Arghillà, assurdo costruire ancora

Foto (G. Terranova) del Bluocean's workshop diretto da Mario Spada
Alle azioni positive per superare l’emergenza acqua e rifiuti fanno da contraltare tentativi di intervento miopi e inutili. L’idea, rilanciata pochi giorni fa, di costruire ad Arghillà nord altri 60 alloggi per famiglie di poliziotti, ha le sembianze dell’assurdità.

La costruzione di altri alloggi da destinare alle famiglie di poliziotti non servirà da deterrente al de
grado e al disagio, come dimostrano altre esperienze simili.

Sulla questione di Arghillà nord manca un’analisi chiara. 

Facendo riferimento alla Scienza sociale che negli ultimi decenni si è occupata dei “quartieri difficili” attraverso diverse ricerche, si potrebbero trarre spunti utili.

Secondo la letteratura scientifica, l’insediamento di Arghillà nord è un ghetto urbano di case popolari.
Foto di C. Delfino

Il concetto scientifico di ghetto urbano è dato dai risultati delle ricerche e da nozioni scientifiche e non corrisponde al comune significato che viene attribuito al termine ghetto.

Secondo le ricerche scientifiche gli insediamenti abitativi come quello di Arghillà nord dove esiste un’ elevata concentrazione (superiore al 40% dei nuclei residenti) di famiglie che vivono con un reddito al di sotto della soglia di povertà e con una storia di emarginazione, sono dei luoghi che, strutturalmente. determinano l’esclusione sociale. 

Per la loro caratteristica strutturale questi insediamenti sono definiti ghetti urbani (teoria dell’ “effetto concentrazione” Wilson W.J 1987). 

Ma la Scienza ne spiega il perché. 

Un’ elevata concentrazione di famiglie con reddito basso in un quartiere genera un capitale sociale di bassa qualità e questo causa l’esclusione sociale degli abitanti*. 

Il capitale sociale di un quartiere, secondo la definizione scientifica, (Coleman, 1990; Putman 1993; Putnam 2000) è la “qualità” della rete relazionale esistente tra i suoi abitanti, una caratteristica strutturale fondamentale del quartiere, tanto da cominciare ad essere considerata uno strumento urbanistico. 

Quando il capitale sociale ha una buona qualità determina l’inclusione sociale degli abitanti, al contrario, se ha una bassa qualità, ne causa l’esclusione. Secondo le ricerche scientifiche, l’elevata concentrazione di famiglie con reddito molto basso determina un capitale sociale dequalificato, mentre un tessuto sociale caratterizzato da una mixitè sociale, ossia da redditi e appartenenze etniche e nazionali diversificati, determina un capitale sociale di qualità. 

Il modello ottimale di quartiere per la coesione sociale, secondo gli studi scientifici, è quello con un tessuto sociale diversificato.

Questo concetto scientifico di ghetto urbano, fondato su quello di capitale sociale, consente di comprendere meglio la questione dell’insediamento di Arghillà nord, le cause e le possibili strade da seguire per la sua risoluzione. 

La causa principale del problema è da individuare nell’alta concentrazione di famiglie con reddito molto basso, mentre la soluzione da adottare dovrebbe essere quella di ridurre la concentrazione, mixando il tessuto sociale e quindi implementando l’attenzione politico-amministrativa sul territorio.

Sarebbe un intervento tutt’altro che irrealizzabile per garantire il superamento del ghetto. Per attuarlo l’Aterp, ente proprietario del 95% degli alloggi di Arghillà nord, ed il Comune di Reggio Calabria dovrebbero realizzare l’equa dislocazione di una parte consistente degli abitanti in diversi quartieri della città e la contestuale vendita degli alloggi sul mercato e/o destinazione per utilizzo pubblico di quelli che verranno liberati.
Alloggi popolari abbandonati - Arghillà nord

Questo progetto si potrebbe facilmente realizzare perché in tutti i quartieri della Città esiste un’enorme quantità di alloggi privati vuoti, che oggi hanno un prezzo di vendita basso.

Inoltre, secondo la legge vigente, l’Aterp ed il Comune possono vendere e acquistare gli alloggi erp. Pertanto, con opportune azioni di compra-vendita finalizzate al superamento del ghetto, l’insediamento di Arghillà nord potrebbe essere trasformato da insediamento esclusivo di alloggi popolari ad insediamento misto di alloggi pubblici e privati. 

Come già lo è l’insediamento di Arghillà sud, con un capitale sociale di qualità più alta e con una capacità migliore di intervento sociale. 

Per la realizzazione di questo progetto, l’Aterp ed il Comune potrebbero attingere alle risorse economiche del settore ERP, richiedere risorse alla Regione Calabria e partecipare ai bandi nazionali ed europei per i “quartieri difficili”. 

Sulla volontà di partecipazione degli abitanti di Arghillà nord al programma non esiste alcun dubbio, visto che negli ultimi anni sono state presentate al Comune centinaia di richieste di cambio alloggio in altri quartieri. Naturalmente tutte inevase. 

L’altissimo costo sociale che negli ultimi decenni il ghetto ha fatto pagare e continua a far pagare ai suoi abitanti e all’intera città dovrebbe essere una motivazione sufficiente per procedere verso questo tipo di soluzione.

Le attività che fino ad oggi sono state messe in campo dal Comune (dalla nuova videosorveglianza, ai progetti sociali, ad una maggiore presenza delle Forze dell’ordine), senza un programma di autentico superamento del ghetto, servono a mantenerlo tentando di renderlo “accettabile”.

Con questa “strategia” infatti negli ultimi 20 anni sono stati spesi per Arghillà milioni di euro senza risolvere il problema cruciale del quartiere: l’estrema povertà e l’isolamento dei suoi abitanti.


Osservatorio sul disagio Abitativo 
ASIA-USB Reggio Calabria – Giuseppe Marra
Comitato Solidarietà Migranti
CSC Nuvola Rossa
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Un Mondo Di Mondi Cristina Delfino - Giacomo Marino

Reggio Non Tace - Avv.to Nicola Santostefano

Collettiva AutonoMia

*(Wilson W.J., The truly Disadvantaged, The Inner City, The Underclass, and Public Policy, Chicago, University of Chicago press, 1987; Wilson W.J. (a cura di), The Ghetto Underclass. Social Science Perspectives, Londra: Sage, 1993; M. Magatti, La città Abbandonata , Il Mulino , Bologna 2007; F. Zajczy, B. Borlini, F. Memo, F. Mugnano, Quartieri periferici tra incertezza e trasformazione, Bruno Mondadori, Milano, 2005; E. Pugliese (a cura)Oltre le vele. Rapporto su Scampia, Fridericiana Editrice Universitaria, Napoli, 1999).

martedì 14 novembre 2017

Politiche abitative ancora in stallo, associazioni pronte a scendere in piazza

Reggio Calabria. Nessun passo in avanti sul tema delle politiche abitative. Dopo nove mesi dall'approvazione della delibera n.3 approvata in Consiglio Comunale il 10 febbraio scorso, le decisioni assunte dalla massima Assemblea cittadina risultano disattese.

Le associazioni riunite nell’Osservatorio sul disagio abitativo, il movimento Reggio non tace, la Collettiva AutonoMia e i cittadini coinvolti nella lotta per il diritto all'abitare, hanno ancora una volta sollecitato l’Amministrazione comunale affinché vengano superate le forti criticità del settore, più volte evidenziate. 

Un ultimatum di 30 giorni, dopo i quali le associazioni organizzeranno un presidio di protesta permanente in Piazza Italia.

Per mesi sono state espresse le criticità del settore all’interno di Palazzo San Giorgio. Ma nulla sembra cambiare, nonostante la collaborazione delle associazioni nel fornire elementi programmatici e operativi da subito realizzabili. 

La società Recasi, oggi Hermes, non ha provveduto ad effettuare, secondo quanto deciso dal Consiglio Comunale, le verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari. Azione che consentirebbe di rendere disponibili gli alloggi popolari necessari per le assegnazioni alle famiglie a basso reddito e prive di un alloggio adeguato. 

Non sono stati individuati gli alloggi confiscati alla ‘ndrangheta da assegnare come alloggi di edilizia residenziale pubblica. 

Dopo quattro mesi dalla revoca dell’assessora alle politiche della casa e delle dimissioni del dirigente Marcello Romano, non si è provveduto alle nuove nomine per il settore.

La nomina di un dirigente ad interim non ha prodotto inoltre alcun risultato. Il dr Manuel Pulella non ha infatti continuato l’operazione di assegnazione dei 26 alloggi erp, avviata dall’ex dirigente Romano.

Non si è provveduto neppure ad approvare un semplice regolamento comunale per le assegnazioni in deroga degli alloggi popolari, oggi ancora in discussione nella commissione competente.

Nonostante le gravi condizioni strutturali in cui versa una buona parte del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, il Comune, pur avendo previsto nel bilancio di previsione 2017-2019 una posta di 1,3 milioni di euro per l’anno 2017, non ha ancora provveduto ad avviare gli interventi di manutenzione straordinaria degli alloggi popolari

Dopo le ripetute richieste delle associazioni, non risulta che l’Amministrazione Comunale abbia partecipato al Bando Social Housing Por Calabria Fesr Fse 2014- 2020, scaduto il 23 ottobre scorso, con una proposta per implementare l’offerta degli alloggi erp.

Nulla si è mosso anche nella direzione delle acquisizioni di appartamenti dall'enorme patrimonio vuoto o inutilizzato esistente in città, anche a fronte di molte unità immediatamente abitabili.

Evidente quindi il disinteresse dell’Amministrazione comunale, il cui immobilismo conferma la negazione del diritto fondamentale alla casa per centinaia di famiglie, con conseguenze drammatiche per la vita di queste persone. 

Se non si affronteranno con serietà tali questioni, non resta che scendere in piazza.

Osservatorio sul disagio abitativo
ASIA-USB Reggio Calabria – Giuseppe Marra
Comitato Solidarietà Migranti
CSC Nuvola Rossa
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Un Mondo Di Mondi  - Giacomo Marino, Cristina Delfino

Reggio Non Tace - Avvocato Nicola Santostefano

Collettiva AutonoMia