pub-6178281982904860 Un mondo di mondi: settembre 2016

venerdì 30 settembre 2016

"Progetto Ciambra", il ritorno alla politica dei ghetti urbani

Con il  progetto di riqualifica e ampliamento del quartiere di case popolari della Ciambra,  il Comune di Gioia Tauro e la città metropolitana di Reggio Calabria  rinunciano alla dislocazione abitativa per riproporre il vecchio modello di concentrazione delle famiglie a basso reddito 


Ciambra di Gioia Tauro (Rc)
Una spesa di 8,5 milioni di euro per ristrutturare  e sviluppare ulteriormente un ghetto invece di eliminarlo. 
E’ quanto prevede il “progetto Ciambra”, presentato ad agosto  dalla città metropolitana di Reggio Calabria, insieme all’ Amministrazione comunale di Gioia Tauro
Pessimo esordio, c’è da pensare, per la tanto attesa città metropolitana di Reggio Calabria che ha cominciato  ad operare nei territori proponendo la vecchia politica dei “ghetti urbani”. 
Continuando a scegliere il concentramento di famiglie povere, nonostante i tanti danni che la politica di ghettizzazione ha  causato  e continua a causare nel nostro territorio, si rinuncia alla politica dell’equa dislocazione abitativa che invece ha già prodotto significative esperienze di inclusione sociale.
Da quanto è emerso alla conferenza stampa indetta dal sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà, lo scorso 12 settembre, il comune di Gioia Tauro e la città metropolitana di Reggio Calabria  hanno partecipato con il “progetto Ciambra”  al bando nazionale denominato “Bando per la presentazione di progetti per la predisposizione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia,approvato con il DPCM del 25 maggio 2016 e con scadenza il 31 agosto 2016. 
L’obiettivo della proposta progettuale secondo il sindaco Pedà ed i suoi collaboratori,  sarebbe quello di far “uscire” dalla ghettizzazione i 160 minori che vivono nella Ciambra e le loro famiglie.  
Questo obiettivo verrebbe perseguito con la  ristrutturazione degli alloggi erp, la costruzione nella stessa area di altri edifici, delle  opere di urbanizzazione mancanti e di una chiesa e con l’attuazione degli interventi per favorire la scolarizzazione dei minori e la formazione professionale. 
In questo  progetto, contrariamente a quanto sostengono le ricerche scientifiche e i dati empirici, viene proposto di eliminare  l’emarginazione  ed il degrado sociale del ghetto  intervenendo sul degrado urbano  e fornendo degli interventi  sociali, in quanto si ritiene che  “il degrado urbano del ghetto sia la causa del degrado sociale”. 
G. Marino, presidente di Un Mondo di mondi 
La Scienza sociale al contrario, negli ultimi  decenni,  attraverso diverse ricerche (Wilson W.J.,  1987; Wilson W.J. 1993; E. Pugliese, 1999; Mauro Magatti, 2007; AAVV, I rom e l’abitare interculturale. Dai torrenti ai condomini, Milano, FrancoAngeli, 2009)  conferma   che a determinare direttamente il degrado sociale e l’emarginazione nei ghetti urbani non è il degrado urbano, che vi contribuisce solo marginalmente, ma bensì la concentrazione  di un’alta percentuale di famiglie con reddito basso. Pertanto,  per la Scienza sociale l’intervento  che consente di superare effettivamente il degrado sociale di un quartiere ghetto è quello che elimina  la concentrazione delle famiglie con reddito basso dislocandole equamente in diversi quartieri
Il “progetto Ciambra”  non è solo in netto contrasto con le analisi della Scienza sociale e con le esperienze già attuate, ma lo è anche rispetto agli orientamenti  della Strategia nazionale per l’inclusione sociale dei Rom Sinti e Camminanti, della  Comunità Europea e del Por Calabria 2014-2020 che anche per le comunità rom raccomandano l’equa dislocazione abitativa. 
Negli ultimi 20 anni, la politica dell’ equa dislocazione abitativa  è stata applicata per eliminare dei ghetti anche nel territorio della città metropolitana (soprattutto  nei  comuni di Reggio Calabria e di  Melito Porto Salvo) ottenendo ottimi risultati oggetto di una ricerca scientifica. 
Anche il comune di Gioia Tauro, con la delibera di consiglio comunale del 30 settembre 2011, aveva deciso di applicare la  politica dell’equa dislocazione per le famiglie rom e aveva iniziato a farlo. Ma oggi, l’Amministrazione comunale  ha deciso di ritornare alla devastante  “politica dei ghetti”.  
Per questo è necessario capire quali saranno le conseguenze di questa scelta politica.
E’ prevedibile che, se il  “progetto Ciambra” venisse  realizzato,  non solo il degrado sociale della Ciambra  non verrebbe superato  e  per i 160 minori non ci sarebbe alcun vantaggio, ma provocherebbe  anche un peggioramento della situazione. 
Attraverso le opere di ristrutturazione degli alloggi esistenti e  la costruzione di nuovi edifici infatti aumenterebbe il numero delle famiglie povere concentrate nel ghetto, incrementando in questo modo la situazione di ghettizzazione.
Per quanto riguarda gli interventi sociali previsti dal progetto, com’ è già avvenuto in altri quartieri-ghetto, queste azioni  non potrebbero produrre risultati positivi, perché la condizione di ghettizzazione non lo consentirebbe.  
La costruzione della chiesa, con l’utilizzo di fondi pubblici,  sarebbe un’azione  inefficace e ghettizzante.
Per comprendere meglio i limiti del “progetto Ciambra” è bene operare una comparazione con  la proposta progettuale Restart Scampia  presentata con lo stesso bando dalla città metropolitana di Napoli, con  l’obiettivo di eliminare il ghetto urbano delle Vele. 
In questo progetto, redatto con la consulenza dell’Università Federico II di Napoli che ha effettuato molti studi in questo settore, le cause del degrado sociale del ghetto  sono individuate nella concentrazione delle famiglie povere e non nel degrado urbano che pure esiste negli edifici delle Vele. La soluzione  che viene proposta per eliminare il ghetto prevede la demolizione di tre  Vele,  la trasformazione della quarta Vela negli uffici della città metropolitana  ed il trasferimento delle famiglie in alloggi popolari dislocati in diversi quartieri della città di Napoli.
Considerata l’importanza strategica che riveste questa scelta politica per la città di Gioia Tauro e per tutto il  territorio metropolitano, questa Associazione chiede al sindaco del comune di Gioia Tauro ed al sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria di voler accettare un , confronto aperto e trasparente sui contenuti del “progetto Ciambra”, con l’obiettivo di elaborare insieme una variazione  al progetto che consenta  l’effettivo superamento del ghetto .    
Giacomo Marino – Cristina Delfino – Direttivo Un Mondo Di Mondi

venerdì 16 settembre 2016

Alloggi popolari, urgente la lotta al sistema illegale

Un mondo di mondi, Ancadic e Reggio non tace, 
oggi in conferenza stampa per ribadire la necessità di ripristinare la legalità nella gestione degli alloggi Erp a Reggio Calabria 


Comunicato Stampa 

N. Santostefano, G.Marino, F. Nucara in conferenza stampa 
Si fa attendere la convocazione del Consiglio comunale sul tema della gestione degli alloggi popolari a Reggio Calabria. 

Dopo oltre due mesi dall'approvazione in Prima commissione Assetto del territorio, del documento presentato dalle associazioni Un mondo di mondi e Ancadic, stenta ad avviarsi il percorso di riflessione sull'inadeguata attuazione della legge regionale 32/1996

Le associazioni Un mondo di mondi, Ancadic e il movimento Reggio Non tace, da tempo impegnati per il ripristino della legalità sul tema degli alloggi popolari, sottolineano ancora una volta la necessità di avviare al più presto i provvedimenti opportuni e previsti dalla legge. In particolare andrebbero effettuate le verifiche dei requisiti sugli attuali assegnatari degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp), con l’intervento della Prefettura e delle forze di Polizia dello Stato, ed accertate le necessarie decadenze

Provvedimenti indispensabili per garantire il diritto all’abitare per le famiglie a basso reddito. 

Pertanto, la convocazione di un Consiglio comunale per aprire una discussione sull’illegalità diffusa nella gestione degli alloggi popolari e decidere i provvedimenti necessari per effettuare le verifiche previste dalla legge, non dovrebbe comunque rallentare né sostituire l’intervento ordinario dell’amministrazione comunale.

Purtroppo la scarsa valorizzazione del settore degli alloggi popolari appare evidente. L’Amministrazione comunale non ha infatti previsto per questo settore la designazione di un assessorato ma incaricato solo un consigliere delegato, come avviene per settori meno importanti per la vita sociale della città. 

Non può che lasciare perplessi anche il fatto che l’Amministrazione comunale ha atteso un anno e mezzo prima di sostituire il dirigente del settore patrimonio che guidava questo delicato ambito fin dai tempi della Commissione Straordinaria. Ad oggi è stata nominata una dirigente di indiscussa capacità, l’avvocatessa Carmela Stracuzza, che però deve districarsi in altri due settori impegnativi (personale e sport). 
Considerata l’enorme mole di lavoro e nonostante tutta la buona volontà immaginabile, più che un dirigente, servirebbe un prestigiatore. 

Eppure questo è un settore che presenta bisogni di primaria importanza per garantire maggiore equità sociale

Oltre alle famiglie che attendono l’assegnazione di un alloggio pur essendo da anni in graduatoria, altre situazioni di grave emergenza abitativa chiedono una risposta. Gli innumerevoli alloggi che potrebbero ritornare nella disponibilità del Comune se si attuassero le verifiche previste dalla legge regionale 32 del 1996, non sono forse una beffa per le famiglie più povere e vulnerabili della città? 

Le verifiche sono soprattutto un’arma efficace contro gli abusi, quali la compravendita e l’affitto illegale degli alloggi di proprietà del Comune. 

Per questo le associazioni Un mondo di mondi, Ancadic ed il movimento Reggio Non tace, considerati i tempi lenti della politica ed il “sistema illegale” che governa il settore, continueranno su più fronti la battaglia per il ripristino della legalità nella gestione degli alloggi popolari.

Lo faranno, non solo sollecitando l’azione politica, ma anche promuovendo il fronte della giustizia amministrativa con i già avviati ricorsi al Tar, a garanzia delle famiglie vincitrici dei bandi per l’assegnazione degli alloggi Erp. 

Inoltre promuoveranno la partecipazione attiva e diretta degli abitanti a cui viene negato il diritto fondamentale alla casa e, per facilitare il percorso di legalità, chiederanno formalmente l’intervento della Procura della Repubblica. 

Cristina Delfino – Giacomo Marino - Direttivo Un Mondo Di Mondi
Francesco Nucara - Ancadic
Nicola Santostefano - Reggio non tace