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domenica 18 gennaio 2015

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Riprese di Toni Blando- Maggio 2012

Comunicato del 24 dicembre 2014 - Sulla famiglia sgomberata dal Rione Marconi


Le luci natalizie in città stridono con il dramma quotidiano di una  famiglia che ormai da due mesi vive in auto o chiedendo, nelle notti più fredde, precaria ospitalità. 

Per quattro bambini (di 9, 5, 7 e 3 anni) e i loro giovani genitori quest’anno non sarà il consueto Natale.  Dopo lo sgombero dall’alloggio del rione Marconi, assegnato provvisoriamente nel lontano 2005,  e nonostante le delucidazioni sul caso fornite al Comune, tutt’oggi non è stato possibile per la famiglia ritornare a casa.

Crediamo anche noi, come l’amministrazione comunale, nell’idea di una città solidale ed accogliente e per questo oggi  vorremmo che si ponesse una riflessione, in primo luogo, sul tipo di approccio adottato per affrontare queste problematicità importanti nella nostra città.

Sull’attuale questione delle famiglie sgomberate del rioni Marconi lo scorso ottobre, ci risulta siano state adottate soluzioni differenti. Fortunatamente per una famiglia è stato possibile rientrare nell’alloggio precedentemente occupato. Ma non per le altre. 

Senza alcun tono di polemica, vorremmo comprendere la logica che spieghi questo differente esito della vicenda. Può forse spiegarsi nella rigidità burocratica, che premia coloro che meglio e più argutamente si approcciano al sistema decisionale?  

E’ forse dovuto ad una questione di differente etnia? Se così fosse, e ci auguriamo il contrario, ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio atto di discriminazione a giustificare una così palese divergenza di soluzioni prospettate.

Vorremo anche si riflettesse sui criteri che si intendono adottare per questo tipo di problematiche e auspichiamo  ci sia un margine di dialogo sul tipo di proposte già avanzate alle famiglie sgomberate, vale a dire la divisione del nucleo familiare e la sistemazione in case d’accoglienza.  

A nostro avviso, in tal modo, si lede il diritto dei nuclei familiari a stare insieme sotto uno stesso tetto,  un’ingiustizia che potrebbe essere evitata se si venisse incontro in tempi congrui al bisogno alloggiativo di famiglie indigenti.

Su questi temi, vorremmo si aprisse un dialogo con l’amministrazione che afferma di credere nel progetto di una città più solidale ed accogliente.  

A noi preme che questa speranza non venga delusa, affinché realmente questa città sia resa migliore per tutti, senza alcun tipo di esclusione che categorizzi le persone, rendendone difficoltosa, se non impossibile, la reale e dignitosa partecipazione alle vita sociale  della città. 


Servizio RTV del 25 dicembre 2014

Comunicato del 24 novembre 2014 - Sulle famiglie sgomberate dal Rione Marconi


Apprezziamo lo sforzo dell’amministrazione comunale di agire nell’ambito dei principi di  legalità e trasparenza,  in relazione alle politiche abitative cittadine, in quanto elementi positivi di novità nella storia degli ultimi anni di questa città. 

Ma auspichiamo anche che le parole legalità e trasparenza non siano usate come armi contro il bisogno primario di famiglie indigenti, prive di un alloggio legalmente assegnato, anche a causa dell’assenza di legalità nella gestione dell’edilizia popolare.

Delle sette famiglie sgomberate lo scorso 21 ottobre dagli alloggi del rione Marconi, una vive da oltre un mese nella propria auto anche se, in verità, non risulta essere abusiva ma assegnataria, anche se in via provvisoria. L’accertamento di tale condizione potrebbe essere facilmente verificato dai documenti in possesso negli archivi dell’amministrazione comunale.

Dietro le altre 6 famiglie, ci sono comunque storie diverse e altrettanto drammatiche che andrebbero affrontate nella loro singolarità.

Ma da tutto ciò,  almeno due interrogativi  sorgono spontanei. La soluzione proposta dall’amministrazione, allora ancora guidata dalla terna commissariale, è stata quella di dividere i nuclei familiari, ospitando in case d’accoglienza fuori città,  i bambini con le sole madri.

Ci chiediamo dunque se sia questa la soluzione ottimale che risponda a legalità e  ad un  senso di giustizia umano,  non soltanto  per i nuclei familiari. Non esisterebbero forse alternative, meno dispendiose e comunque legali, rispetto alla sistemazione in case d’accoglienza i cui costi, che graverebbero sulla collettività, ammonterebbero  a circa 60-80 euro al giorno per persona?   

Il secondo interrogativo che sorge spontaneo è, il principio di legalità e trasparenza vale solo per le sette famiglie del rione Marconi o varrà anche per le centinaia di cittadini “abusivi” diffusi in tutto il territorio comunale?  Con quali risorse economiche il comune potrebbe provvedere ad un tale dramma sociale? Risponde al senso di giustizia e di legalità  lasciare alloggi popolari ad assegnatari fantasma che di fatto non occupano gli alloggi, garantendo loro, a distanza di anni, la possibilità dell’acquisto di quegli stessi alloggi che non hanno mai occupato?

Ricordiamoci che sia la Commissione Ministeriale di accesso agli atti sia l’ATERP (proprio su sollecitazione delle Associazioni scriventi) hanno più volte segnalato al Comune che fra  i “legittimi” assegnatari degli alloggi popolari figurano defunti, persone che si sono trasferite, che non pagano il canone ed ancora persone che hanno acquistato o vivono in altre case di loro proprietà. Ecco perché non vi sono  alloggi disponibili per i nuclei familiari che ne hanno davvero bisogno.

Legalità e trasparenza sono parole che vorremmo realmente realizzate in una società più giusta ed equa per tutti. Una società che non condanna famiglie e bambini in tenera età a vivere senza una casa, o in alternativa, alla separazione dal padre con costi onerosi per tutta la collettività. Una società che non lascia provvisoriamente una donna incinta e due figli nell’alloggio che ha occupato per disperazione,  togliendole nello stesso tempo il contatore dell’energia elettrica, e  sradicando con esso, la possibilità di una vita meno misera.

Inoltre, non si comprende perché il Comune, avendo la titolarità dell’alloggio e potendo installare il contatore della luce, debba costringere detta famiglia a rivolgersi all’ENEL ed a addossarsi gli ingenti costi dell’attivazione di un’utenza che tra un mese(scaduto il provvedimento giudiziario) ritornerà nella disponibilità del medesimo ente pubblico.

E’ di tutto ciò che vorremmo si dialogasse, quando si parla di legalità e trasparenza.

Sgomberati dal Rione Marconi, in sei vivono su un auto -Comunicato del 20 novembre 2014


Vivono in macchina ormai da 20 giorni. Mangiando panini e combattendo il freddo tenendo acceso, quanto
possibile, il riscaldamento  dell’auto. 
Un’altra vita all’improvviso per due giovani genitori e i loro quattro figli di 9, 7, 5 e quasi 3 anni.

Loredana, la mamma, si arrangia come può la mattina per lavare i propri bambini e mandarli a scuola.
Da quel 29 ottobre, data dello sgombero dall’abitazione del Rione Marconi, è come vivere un incubo.

Nessun preavviso, raccontano, all’obbligo del Tribunale di lasciare quella che per quasi 10 anni è stata la loro casa. Un alloggio popolare assegnato in via provvisoria dall’amministrazione comunale di allora.

«Il giorno dello sgombero ci avevano proposto di dividerci, Loredana e i bambini sarebbero dovuti andare in una casa famiglia a Botricello – racconta Gianluca – ma abbiamo rifiutato, non possono dividerci ».
Una situazione che scaraventa questa famiglia fuori dalla normalità, all’improvviso e senza un perché comprensibile alla ragione umana.

«Tutte le volte che i bambini tornano da scuola – racconta Loredana con rammarico – mi domandano se è il momento di ritornare a casa, ai bambini manca tutto, le nostre cose, i loro giochi sono in un deposito e poi a loro piaceva tanto guardare in tv Peppa pig». Bambini strappati alla loro vita di sempre, umile ma pur sempre rassicurante.

Queste condizioni di vita rendono anche più precarie la situazione economica della famiglia.

«Lavoro saltuariamente per un meccanico facendo commissioni con la mia auto – spiega ancora Gianluca – ma adesso la macchina mi serve come casa».  E aggiunge, con rabbia e nostalgia insieme  «Siamo cittadini e adesso viviamo come vagabondi».

Nei giorni scorsi hanno aspettato con tenacia una risposta a Palazzo San Giorgio. Un’occupazione per richiamare l’attenzione sulla  situazione drammatica che stanno vivendo.
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Ma dal Palazzo ancora nulla si è smosso.