domenica 18 gennaio 2015
Comunicato del 24 dicembre 2014 - Sulla famiglia sgomberata dal Rione Marconi
Le luci natalizie in città stridono
con il dramma quotidiano di una famiglia
che ormai da due mesi vive in auto o chiedendo, nelle notti più fredde,
precaria ospitalità.
Per quattro bambini (di 9, 5, 7 e 3 anni) e i loro giovani
genitori quest’anno non sarà il consueto Natale. Dopo lo sgombero dall’alloggio del rione
Marconi, assegnato provvisoriamente nel lontano 2005, e nonostante le delucidazioni sul caso
fornite al Comune, tutt’oggi non è stato possibile per la famiglia ritornare a
casa.
Crediamo anche noi, come
l’amministrazione comunale, nell’idea di una città solidale ed accogliente e
per questo oggi vorremmo che si ponesse
una riflessione, in primo luogo, sul tipo di approccio adottato per affrontare
queste problematicità importanti nella nostra città.
Sull’attuale questione delle
famiglie sgomberate del rioni Marconi lo scorso ottobre, ci risulta siano state
adottate soluzioni differenti. Fortunatamente per una famiglia è stato
possibile rientrare nell’alloggio precedentemente occupato. Ma non per le
altre.
Senza alcun tono di polemica,
vorremmo comprendere la logica che spieghi questo differente esito della
vicenda. Può forse spiegarsi nella rigidità burocratica, che premia coloro che
meglio e più argutamente si approcciano al sistema decisionale?
E’ forse dovuto ad una questione di differente
etnia? Se così fosse, e ci auguriamo il contrario, ci troveremmo di fronte ad
un vero e proprio atto di discriminazione a giustificare una così palese
divergenza di soluzioni prospettate.
Vorremo anche si riflettesse sui criteri
che si intendono adottare per questo tipo di problematiche e auspichiamo ci sia un margine di dialogo sul tipo di
proposte già avanzate alle famiglie sgomberate, vale a dire la divisione del
nucleo familiare e la sistemazione in case d’accoglienza.
A nostro avviso, in tal modo, si lede il
diritto dei nuclei familiari a stare insieme sotto uno stesso tetto, un’ingiustizia che potrebbe essere evitata se
si venisse incontro in tempi congrui al bisogno alloggiativo di famiglie
indigenti.
Su questi temi, vorremmo si aprisse
un dialogo con l’amministrazione che afferma di credere nel progetto di una
città più solidale ed accogliente.
A noi
preme che questa speranza non venga delusa, affinché realmente questa città sia
resa migliore per tutti, senza alcun tipo di esclusione che categorizzi le
persone, rendendone difficoltosa, se non impossibile, la reale e dignitosa
partecipazione alle vita sociale della
città.
Servizio RTV del 25 dicembre 2014
Servizio RTV del 25 dicembre 2014
Comunicato del 24 novembre 2014 - Sulle famiglie sgomberate dal Rione Marconi
Apprezziamo lo sforzo dell’amministrazione
comunale di agire nell’ambito dei principi di legalità e trasparenza, in relazione alle politiche abitative
cittadine, in quanto elementi positivi di novità nella storia degli ultimi anni
di questa città.
Ma auspichiamo anche che le parole legalità e trasparenza non
siano usate come armi contro il bisogno primario di famiglie indigenti, prive
di un alloggio legalmente assegnato, anche a causa dell’assenza di legalità
nella gestione dell’edilizia popolare.
Delle sette famiglie sgomberate
lo scorso 21 ottobre dagli alloggi del rione Marconi, una vive da oltre un mese
nella propria auto anche se, in verità, non risulta essere abusiva ma
assegnataria, anche se in via provvisoria. L’accertamento di tale condizione
potrebbe essere facilmente verificato dai documenti in possesso negli archivi
dell’amministrazione comunale.
Dietro le altre 6 famiglie, ci
sono comunque storie diverse e altrettanto drammatiche che andrebbero
affrontate nella loro singolarità.
Ma da tutto ciò, almeno due interrogativi sorgono spontanei. La soluzione proposta
dall’amministrazione, allora ancora guidata dalla terna commissariale, è stata
quella di dividere i nuclei familiari, ospitando in case d’accoglienza fuori
città, i bambini con le sole madri.
Ci chiediamo dunque se sia questa
la soluzione ottimale che risponda a legalità e ad un senso di giustizia umano, non soltanto per i nuclei familiari. Non esisterebbero
forse alternative, meno dispendiose e comunque legali, rispetto alla
sistemazione in case d’accoglienza i cui costi, che graverebbero sulla
collettività, ammonterebbero a circa 60-80
euro al giorno per persona?
Il secondo interrogativo che
sorge spontaneo è, il principio di legalità e trasparenza vale solo per le
sette famiglie del rione Marconi o varrà anche per le centinaia di cittadini
“abusivi” diffusi in tutto il territorio comunale? Con quali risorse economiche il comune
potrebbe provvedere ad un tale dramma sociale? Risponde al senso di giustizia e
di legalità lasciare alloggi popolari ad
assegnatari fantasma che di fatto non occupano gli alloggi, garantendo loro, a
distanza di anni, la possibilità dell’acquisto di quegli stessi alloggi che non
hanno mai occupato?
Ricordiamoci che sia la
Commissione Ministeriale di accesso agli atti sia l’ATERP (proprio su
sollecitazione delle Associazioni scriventi) hanno più volte segnalato al
Comune che fra i “legittimi” assegnatari
degli alloggi popolari figurano defunti, persone che si sono trasferite, che
non pagano il canone ed ancora persone che hanno acquistato o vivono in altre case
di loro proprietà. Ecco perché non vi sono
alloggi disponibili per i nuclei familiari che ne hanno davvero bisogno.
Legalità e trasparenza sono
parole che vorremmo realmente realizzate in una società più giusta ed equa per
tutti. Una società che non condanna famiglie e bambini in tenera età a vivere
senza una casa, o in alternativa, alla separazione dal padre con costi onerosi
per tutta la collettività. Una società che non lascia provvisoriamente una
donna incinta e due figli nell’alloggio che ha occupato per disperazione, togliendole nello stesso tempo il contatore
dell’energia elettrica, e sradicando con
esso, la possibilità di una vita meno misera.
Inoltre, non si comprende perché
il Comune, avendo la titolarità dell’alloggio e potendo installare il contatore
della luce, debba costringere detta famiglia a rivolgersi all’ENEL ed a
addossarsi gli ingenti costi dell’attivazione di un’utenza che tra un
mese(scaduto il provvedimento giudiziario) ritornerà nella disponibilità del
medesimo ente pubblico.
E’ di tutto ciò che vorremmo si
dialogasse, quando si parla di legalità e trasparenza.
Sgomberati dal Rione Marconi, in sei vivono su un auto -Comunicato del 20 novembre 2014
Vivono in macchina ormai da 20 giorni.
Mangiando panini e combattendo il freddo tenendo acceso, quanto
possibile, il riscaldamento dell’auto.
possibile, il riscaldamento dell’auto.
Un’altra vita
all’improvviso per due giovani genitori e i loro quattro figli di 9, 7, 5 e
quasi 3 anni.
Loredana, la mamma, si arrangia
come può la mattina per lavare i propri bambini e mandarli a scuola.
Da quel 29 ottobre, data dello
sgombero dall’abitazione del Rione Marconi, è come vivere un incubo.
Nessun preavviso, raccontano,
all’obbligo del Tribunale di lasciare quella che per quasi 10 anni è stata la loro
casa. Un alloggio popolare assegnato in via provvisoria dall’amministrazione
comunale di allora.
«Il giorno dello sgombero ci
avevano proposto di dividerci, Loredana e i bambini sarebbero dovuti andare in
una casa famiglia a Botricello – racconta Gianluca – ma abbiamo rifiutato, non
possono dividerci ».
Una situazione che scaraventa
questa famiglia fuori dalla normalità, all’improvviso e senza un perché
comprensibile alla ragione umana.
«Tutte le volte che i bambini
tornano da scuola – racconta Loredana con rammarico – mi domandano se è il
momento di ritornare a casa, ai bambini manca tutto, le nostre cose, i loro
giochi sono in un deposito e poi a loro piaceva tanto guardare in tv Peppa
pig». Bambini strappati alla loro vita di sempre, umile ma pur sempre
rassicurante.
Queste condizioni di vita rendono
anche più precarie la situazione economica della famiglia.
«Lavoro saltuariamente per un
meccanico facendo commissioni con la mia auto – spiega ancora Gianluca – ma
adesso la macchina mi serve come casa».
E aggiunge, con rabbia e nostalgia insieme «Siamo cittadini e adesso viviamo come
vagabondi».
Nei giorni scorsi hanno aspettato
con tenacia una risposta a Palazzo San Giorgio. Un’occupazione per richiamare
l’attenzione sulla situazione drammatica
che stanno vivendo.
20
Ma dal Palazzo ancora nulla si è
smosso.
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