Vivono in macchina ormai da 20 giorni.
Mangiando panini e combattendo il freddo tenendo acceso, quanto
possibile, il riscaldamento dell’auto.
possibile, il riscaldamento dell’auto.
Un’altra vita
all’improvviso per due giovani genitori e i loro quattro figli di 9, 7, 5 e
quasi 3 anni.
Loredana, la mamma, si arrangia
come può la mattina per lavare i propri bambini e mandarli a scuola.
Da quel 29 ottobre, data dello
sgombero dall’abitazione del Rione Marconi, è come vivere un incubo.
Nessun preavviso, raccontano,
all’obbligo del Tribunale di lasciare quella che per quasi 10 anni è stata la loro
casa. Un alloggio popolare assegnato in via provvisoria dall’amministrazione
comunale di allora.
«Il giorno dello sgombero ci
avevano proposto di dividerci, Loredana e i bambini sarebbero dovuti andare in
una casa famiglia a Botricello – racconta Gianluca – ma abbiamo rifiutato, non
possono dividerci ».
Una situazione che scaraventa
questa famiglia fuori dalla normalità, all’improvviso e senza un perché
comprensibile alla ragione umana.
«Tutte le volte che i bambini
tornano da scuola – racconta Loredana con rammarico – mi domandano se è il
momento di ritornare a casa, ai bambini manca tutto, le nostre cose, i loro
giochi sono in un deposito e poi a loro piaceva tanto guardare in tv Peppa
pig». Bambini strappati alla loro vita di sempre, umile ma pur sempre
rassicurante.
Queste condizioni di vita rendono
anche più precarie la situazione economica della famiglia.
«Lavoro saltuariamente per un
meccanico facendo commissioni con la mia auto – spiega ancora Gianluca – ma
adesso la macchina mi serve come casa».
E aggiunge, con rabbia e nostalgia insieme «Siamo cittadini e adesso viviamo come
vagabondi».
Nei giorni scorsi hanno aspettato
con tenacia una risposta a Palazzo San Giorgio. Un’occupazione per richiamare
l’attenzione sulla situazione drammatica
che stanno vivendo.
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Ma dal Palazzo ancora nulla si è
smosso.
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