Apprezziamo lo sforzo dell’amministrazione
comunale di agire nell’ambito dei principi di legalità e trasparenza, in relazione alle politiche abitative
cittadine, in quanto elementi positivi di novità nella storia degli ultimi anni
di questa città.
Ma auspichiamo anche che le parole legalità e trasparenza non
siano usate come armi contro il bisogno primario di famiglie indigenti, prive
di un alloggio legalmente assegnato, anche a causa dell’assenza di legalità
nella gestione dell’edilizia popolare.
Delle sette famiglie sgomberate
lo scorso 21 ottobre dagli alloggi del rione Marconi, una vive da oltre un mese
nella propria auto anche se, in verità, non risulta essere abusiva ma
assegnataria, anche se in via provvisoria. L’accertamento di tale condizione
potrebbe essere facilmente verificato dai documenti in possesso negli archivi
dell’amministrazione comunale.
Dietro le altre 6 famiglie, ci
sono comunque storie diverse e altrettanto drammatiche che andrebbero
affrontate nella loro singolarità.
Ma da tutto ciò, almeno due interrogativi sorgono spontanei. La soluzione proposta
dall’amministrazione, allora ancora guidata dalla terna commissariale, è stata
quella di dividere i nuclei familiari, ospitando in case d’accoglienza fuori
città, i bambini con le sole madri.
Ci chiediamo dunque se sia questa
la soluzione ottimale che risponda a legalità e ad un senso di giustizia umano, non soltanto per i nuclei familiari. Non esisterebbero
forse alternative, meno dispendiose e comunque legali, rispetto alla
sistemazione in case d’accoglienza i cui costi, che graverebbero sulla
collettività, ammonterebbero a circa 60-80
euro al giorno per persona?
Il secondo interrogativo che
sorge spontaneo è, il principio di legalità e trasparenza vale solo per le
sette famiglie del rione Marconi o varrà anche per le centinaia di cittadini
“abusivi” diffusi in tutto il territorio comunale? Con quali risorse economiche il comune
potrebbe provvedere ad un tale dramma sociale? Risponde al senso di giustizia e
di legalità lasciare alloggi popolari ad
assegnatari fantasma che di fatto non occupano gli alloggi, garantendo loro, a
distanza di anni, la possibilità dell’acquisto di quegli stessi alloggi che non
hanno mai occupato?
Ricordiamoci che sia la
Commissione Ministeriale di accesso agli atti sia l’ATERP (proprio su
sollecitazione delle Associazioni scriventi) hanno più volte segnalato al
Comune che fra i “legittimi” assegnatari
degli alloggi popolari figurano defunti, persone che si sono trasferite, che
non pagano il canone ed ancora persone che hanno acquistato o vivono in altre case
di loro proprietà. Ecco perché non vi sono
alloggi disponibili per i nuclei familiari che ne hanno davvero bisogno.
Legalità e trasparenza sono
parole che vorremmo realmente realizzate in una società più giusta ed equa per
tutti. Una società che non condanna famiglie e bambini in tenera età a vivere
senza una casa, o in alternativa, alla separazione dal padre con costi onerosi
per tutta la collettività. Una società che non lascia provvisoriamente una
donna incinta e due figli nell’alloggio che ha occupato per disperazione, togliendole nello stesso tempo il contatore
dell’energia elettrica, e sradicando con
esso, la possibilità di una vita meno misera.
Inoltre, non si comprende perché
il Comune, avendo la titolarità dell’alloggio e potendo installare il contatore
della luce, debba costringere detta famiglia a rivolgersi all’ENEL ed a
addossarsi gli ingenti costi dell’attivazione di un’utenza che tra un
mese(scaduto il provvedimento giudiziario) ritornerà nella disponibilità del
medesimo ente pubblico.
E’ di tutto ciò che vorremmo si
dialogasse, quando si parla di legalità e trasparenza.
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