Pentedattilo, l'area verde a pochi metri dall'alloggio proposto alla famiglia di Armando |
Dovrebbe vivere in un luogo pulito,
lontano da coltivazioni e spazi incolti e in prossimità dei servizi essenziali,
come ospedale e scuola. Invece Armando, bambino autistico di 7 anni, vive con i
suoi genitori, in quel che rimane del campo rom di via del Fortino, a Melito
Porto Salvo.
Nel 2012 l’amministrazione comunale
assegnò alla sua famiglia un alloggio popolare nella frazione di Lacco ma la vegetazione nella zona
circostante causò al bambino una forte allergia che costrinse la famiglia a
ritornare dopo tre mesi nel campo,
ospitata da parenti non ancora assegnatari.
Da allora i genitori di Armando, sostenuti dall’Opera Nomadi Reggio Calabria, chiedono un cambio alloggio per
poter garantire al proprio figlio migliori condizioni di vita.
Unica alternativa finora ipotizzata dai
commissari che oggi amministrano il Comune dopo lo scioglimento, è un alloggio
in località Pentedattilo. Proprio uno degli alloggi acquistati in passato dal
Comune di Melito per favorire, dicono le indagini della magistratura, gli affari
della cosca Iamonte. Un alloggio che la stessa commissione straordinaria nel
dicembre 2014 dichiarò privo di vegetazione e quindi idoneo per il piccolo
Armando.
Ma la realtà purtroppo è un’altra. Solo
a pochi metri dall’alloggio è presente un’area verde incolta che scatenerebbe
le reazioni allergiche di Armando. Pentedattilo inoltre, oltre ad essere una
suggestiva località dell’Aspromonte, è distante dall’unico ospedale nei pressi
di Melito PS ma anche dalla scuola frequentata dal piccolo, in località Pilati.
«Spesso mi chiamano da scuola perché Armando non ha il controllo degli sfinteri
e devo cambiarlo oppure perché non riescono a gestirlo – racconta Antonella, la
mamma- come potrei raggiungerlo? La scuola dista circa 7 chilometri».
La famiglia di Armando vive con meno di
300 euro al mese. La sua pensione di invalidità è l’unico mezzo di
sostentamento, da quando suo padre nel 2011 ha perso il lavoro nella
cooperativa che gestiva il servizio di spazzamento delle strade di Melito, ora
affidato ad altra ditta.
Due volte la settimana, i genitori continuano ad accompagnarlo presso una casa di
cura a Reggio per fare terapia, affinché il loro unico figlio faccia progressi
e, magari un giorno, parlare.
Continuano a sperare in un miglioramento
della sua vita.
«Armando– racconta ancora Antonella - avrebbe bisogno di uscire all’aperto, di
andare in bicicletta».
Semplici attività quotidiane troppo
complicate per lui, perché il campo in
cui vive oggi è una discarica a cielo aperto, tra rifiuti, eternit e residui
edili, abbandonati, nell’indifferenza
delle autorità, da coloro che in quel
campo non devono viverci.
Eppure l’Opera Nomadi da tempo segnala
alloggi popolari nella zona di Melito, disabitati o utilizzati dagli
assegnatari per scopi non idonei. In uno, si dice, che, dopo la morte
dell’assegnataria, viva un gatto.
Difficile capire perché il Comune non
provveda a far rientrare questi alloggi nella propria disponibilità, così come
prontamente paventato ai genitori di Armando per l’alloggio di Lacco.
Davvero tutto troppo complicato, non
solo per il piccolo Armando.
Cristina
Delfino
Giacomo
Marino
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