Occupazione pacifica a Palazzo San Giorgio |
C’è un codice etico non scritto
che spinge una persona a soccorrerne, pur soltanto per umana compassione, un’ altra che
all’improvviso manifesta un malore.
Ma a Palazzo San Giorgio può
anche non essere considerato.
Lo scorso 4 febbraio, nel Salone dei lampadari, il sindaco Falcomatà e due assessori presentavano alla stampa il progetto di restyling di piazza Duomo.
Lo scorso 4 febbraio, nel Salone dei lampadari, il sindaco Falcomatà e due assessori presentavano alla stampa il progetto di restyling di piazza Duomo.
Nella sala opposta, alcune delle
famiglie sgomberate lo scorso ottobre dagli alloggi popolari del Rione
Marconi, incontravano, insieme ai
volontari dell’Opera Nomadi Reggio Calabria, il consigliere Giovanni Minniti,
delegato ufficiosamente dal sindaco per la questione alloggi popolari.
Dopo l’ennesimo rinvio ad altra
data per una risposta al bisogno abitativo di queste famiglie, con bambini in
tenera età al seguito, una donna, da
mesi privata della casa che ha abitato per 10 anni, ha manifestato un malore.
Ha perso apparentemente i sensi e manifestato tremori per tutto il corpo. I
volontari dell’Opera Nomadi, davanti
allo scetticismo di alcuni, hanno
chiamato i soccorsi del 118 che hanno riscontrato una crisi d’ansia in forma acuta.
A mostrare interesse per la
salute della donna solo qualche vigilante di Palazzo San Giorgio.
E’ un episodio che fa riflettere.
Uno dei tanti.
Di questa città si potranno ristrutturare piazze, palazzi, strade. Ma ciò non servirà a curarne l’anima e il cinismo di alcuni davanti ai drammi quotidiani di altri più sfortunati, il cui destino, come ieri dei loro padri e domani dei loro figli, sembra già segnato dalla povertà e dalla mancanza di mezzi per reagire.
Di questa città si potranno ristrutturare piazze, palazzi, strade. Ma ciò non servirà a curarne l’anima e il cinismo di alcuni davanti ai drammi quotidiani di altri più sfortunati, il cui destino, come ieri dei loro padri e domani dei loro figli, sembra già segnato dalla povertà e dalla mancanza di mezzi per reagire.
Non è la carità che serve ma la
speranza concreta di una vita da ricostruire con dignità. E tutto ciò è
estremamente difficile da realizzare se non si ha neppure un tetto sotto cui
ripararsi.
Continuiamo ad augurarci i segni
di una svolta anche per gli ultimi.
Nessun commento:
Posta un commento