pub-6178281982904860 Un mondo di mondi: L'alfabetizzazione come diritto fondamentale per tutti*

martedì 4 ottobre 2016

L'alfabetizzazione come diritto fondamentale per tutti*

* Articolo pubblicato su http://www.21luglio.org/, in occasione della Giornata Internazionale per l’Alfabetizzazione (8 settembre 2016)
di Cinzia Sgreccia** 
http://www.21luglio.org
Tra i presenti vide un giovane, ben vestito, riservato, arrivato da casa in orario, un ragazzo come tanti. “Sai leggere?“, gli chiese. Il giovane lo guardò imbarazzato e rispose timidamente, “certo!”. Aveva ottimo nelle materie umanistiche alle scuole superiori, appassionato lettore di libri di storia e desideroso di iscriversi all’Università, il giovane rimase quasi scandalizzato e arrabbiato per tale domanda. Nonostante il diploma di scuola superiore conseguito a pieni voti, l’etichetta rimane. Con grande stupore dell’interlocutore il ragazzo legge il passo indicatogli in pubblico, e lo fa con estrema disinvoltura, ovviamente (2016).
Altro caso: bambino ritenuto problematico e muto per mesi dalla docente e dai compagni di classe (scuola primaria), solo al momento dell’applicazione del Cooperative Learning, si sblocca e inizia ad esprimersi, con grande meraviglia dell’insegnante e degli stessi compagni. “Ma lui parla!”, è la risposta di tutti (a.s.2003-2004, e casi simili in a.s. 2009-2010 e succ.).
Segni particolari? Sono entrambi ragazzi rom in episodi realmente accaduti ai nostri giorni: il primo vive in equa dislocazione abitativa; il secondo in un ghetto, entrambi a Reggio Calabria.
L’alfabetizzazione dei minori rom è iniziata con le scuole speciali Lacio drom negli anni Sessanta. Sebbene esse abbiano coinvolto i bambini rom fino ad allora dimenticati, in realtà li separavano, perché non ritenuti capaci di apprendere come gli altri, in altri termini venivano ritenuti “inferiori”. L’habitat non aiutava l’integrazione: l’adolescenza veniva vissuta in mondi paralleli rispetto agli altri coetanei, confinati al campo in cui erano “costretti” a vivere, senza possibilità di confronto, condividendo tra loro pane e indigenza, inambienti spesso squallidi, che lasciavano poco spazio alla speranza in un futuro migliore. I risultati ottenuti lo confermarono. Nel territorio della provincia reggina, nei quasi vent’anni di durata delle scuole speciali(1965-1982) quasi nessuno dei minori rom iscritti conseguì un titolo di studio, rimanendo in condizioni di analfabetismo. Nel 1982, la chiusura delle scuole speciali e l’inserimento dei minori rom nelle scuole ordinarie, favorì il superamento dell’isolamento dei bambini che iniziarono a socializzare con altri minori sebbene la scuola mantenesse il pregiudizio. Nonostante le condizioni, ne conseguiva un modesto miglioramento nel processo di scolarizzazione. Infatti, nella prima metà degli anni Novanta si registravano i primi casi di minori rom che conseguivano un titolo di studio con un livello di istruzione leggermente superiore.
Oggi, dopo trentaquattro anni dall’inserimento degli alunni rom nella scuola ordinaria, nonostante i miglioramenti rispetto al passato, dai dati in nostro possesso, si comprende che l’istituzione scolastica continua ad offrire agli alunni rom un livello di istruzione-educazione insufficiente rispetto agli standard nazionali ed europei. La scolarizzazione degli alunni rom è condizionata da un fenomeno complesso di dispersione scolastica (evasione dell’obbligo, frequenza scolastica irregolare, insuccesso scolastico in presenza, ecc…) che non permette l’accesso pieno al diritto allo studio. Questa situazione è dovuta sia aduna causa interna alla scuola, costituita dall’applicazione di strategie didattiche di tipo frontale e competitivo; sia ad una esterna ad essa, relativa alla condizione di emarginazione sociale delle famiglie rom e in genere delle famiglie più povere, oltre alle condizioni soggettive dell’alunno.
La nostra attività nel settore scolastico, dopo un’articolata fase di ricerca e di formazione, si è sviluppata proponendo e sperimentando nelle classi l’applicazione di metodologie didattiche attive fondate sul costruttivismo, con l’alunno al centro del processo di apprendimento. In particolare si è rivelato vincente ilCooperative Learning, basato su un apprendimento tra pari, il quale accosta all’obiettivo cognitivo lo sviluppo di competenze sociali. Riconosciuto da molti esperti come un efficace sistema-processo attivo di “fare scuola”, garantisce il successo nell’apprendimento, educa ai valori e contrasta efficacemente la dispersione scolastica.
Nelle attività realizzate l’applicazione del Cooperative Learning in diverse scuole ha coinvolto docenti e alunni; i risultati positivi conseguiti da tutti gli studenti del gruppo classe, rom e non, misurati scientificamente, hanno portato ad una riduzione della dispersione scolastica. Tuttavia, ad oggi, raramente le scuole adottano regolarmente questa modalità di apprendimento nella comunità-classe. Piuttosto ricorrono spesso, in misura crescente, alla pedagogia speciale con richiesta di insegnante di sostegno per gli alunni Rom (nel 2015 a Reggio Calabria circa il 18% degli alunni Rom risulta certificato alunno H).


In occasione della Giornata Internazionale per l’Alfabetizzazione auspichiamo che le scuole avviino un’azione di rete che favorisca nelle scuole uno stile di insegnamento-apprendimento di tipo cooperativo tra pari con tutti gli studenti, credendo fermamente nella risorse di ciascun alunno. Nella società multiculturale di oggi questo tipo di apprendimento favorisce l’inclusione di tutti gli studenti, valorizzando le “intelligenze multiple” (Gardner) e educando al rispetto reciproco. “La riforma scolastica, prima che essere guidata dall’alto, deve cominciare all’interno della classe, dall’insegnante e dal suo modo di condurre l’insegnamento apprendimento nella comunità classe. Migliorerà la scuola e l’educazione delle future generazioni” (Comoglio, 2001).
**Ref.te Metodologie innovative 
Associazione UnMondoDiMondi

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