I suoi modi gentili, la risata
spontanea e la voce pacata stridono con
la cruda miseria che lo circonda
da ventun anni. Andrea (nome di
fantasia, a tutela della privacy) vive all’ex Polveriera di Ciccarello, in una
baracca di mattoni e cemento con tetto in lamiera.
Divide pochi metri di spazio
con sua madre e due dei suoi tre fratelli. Da quando suo padre li ha
abbandonati per rifarsi un’altra vita, è la mamma a provvedere al sostentamento
di tutta la famiglia.
Vista dall'alto del ghetto all'ex Polveriera di Ciccarello (Reggio Calabria) |
«Sono riuscito a diplomarmi lo
scorso anno come dirigente di comunità, presso l’Istituto tecnico Guerrisi –
racconta con semplicità, senza un cenno
di orgoglio – A me è sempre piaciuto studiare, l’ho sempre visto come un
mezzo di riscatto e un modo per migliorarmi».
Andrea è l’unico ragazzo, tra le
23 famiglie che vivono nelle baracche dell’ex Polveriera di Ciccarello, riuscito ad ottenere un diploma di scuola superiore.
Una conquista strappata con le unghie, tra mille difficoltà. Tra il troppo
caldo o il troppo freddo, a seconda delle stagioni, Andrea studiava tra le mura
caotiche di una baracca che a fatica riesce a chiamare casa. «Non ho mai
invitato un compagno a fare i compiti da me, piuttosto andavo io a casa dei
miei compagni – spiega – come avrei potuto ospitarli?».
I ricordi dei primi anni di
scuola sono tutt’altro che felici. «Per due anni alle elementari mi è stato assegnato il
sostegno – ricorda Andrea – A molti bambini di etnia rom come me veniva
diagnosticato un ritardo mentale lieve e all’inizio delle lezioni venivamo
allontanati, facevamo scuola in altre aule».
Un ricordo che risale ai primi anni del 2000 ma che evoca le classi
speciali abolite in Italia già negli anni 80.
Struttura pericolante nei pressi delle baracche all'ex Polveriera di Ciccarello |
Vivere all’ex Polveriera di
Ciccarello è un marchio sulla pelle.
«Essere di etnia rom può voler
dire anche questo, una giustificazione alla negazione di un diritto, non
riuscire ad avere i vantaggi di un lavoro – spiega con rammarico - ho continuato la scuola anche per questo, per
dimostrare che siamo persone come tutte le altre».
Nonostante tutto Andrea
vorrebbe iscriversi all’Università. Un
percorso di routine per tanti ragazzi. Un gesto da eroe per lui che deve
lottare anche per sentirsi considerato
come tutti gli altri.
Nessun commento:
Posta un commento